Cenni storici dell’Arcidiocesi di Trani Barletta Bisceglie

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Alla luce dei risultati della più recente storiografia sul paleocristianesimo in Puglia, il primo vescovo di Trani storicamente certo è Eutichio, che partecipa ai concili romani convocati  da Papa Simmaco nel 501 e 502.

Un protovescovo Magno, che una ricorrente tradizione annovera nel III secolo, potrebbe tutt’al più riportarsi all’età longobarda, allorché una chiesa fu dedicata a un “S. Magno vescovo e martire”.

Documentata lungo tutto l’Alto medioevo, la sede tranese assurge al rango di arcivescovato a partire dal X secolo: un protagonista di quegli anni sarà l’arcivescovo Giovanni, che farà da tramite tra la Chiesa d’oriente e quella d’occidente, coinvolte in un conflitto che porterà allo scisma del 1054. Dall’imperatore d’Oriente riceverà il titolo di “sincello imperiale”, mentre dal Patriarca di Costantinopoli gli verrà affidata anche l’amministrazione della Chiesa sipontina e garganica.

Il successore Bisanzio riporta la sua Chiesa alla piena adesione a Roma, dopo che con Giovanni aveva guardato più ad oriente. L’arcivescovo Bisanzio sarà protagonista nella contesa con Bari per la supremazia ecclesiastica nella regione: la soluzione si avrà con la bolla di Callisto II del 1120, che limiterà la giurisdizione dell’arcivescovo di Trani a Corato, Andria, Barletta e Bisceglie.

A Bisanzio si deve anche la canonizzazione di Nicola il Pellegrino nel 1099 e l’avvio della costruzione della nuova cattedrale in cui deporre le spoglie del novello santo.

Alla luce di quelli che sono i confini dell’attuale distretto episcopale, che ha incorporato altre diocesi storiche, va ricordato che nell’XI secolo si ha l’istituzione della diocesi di Bisceglie, il cui primo vescovo, Giovanni, nel 1071 partecipò alla consacrazione della chiesa abbaziale di Montecassino.

Sempre nell’XI secolo abbiamo Andrea, attestato nel 1030, che apre la serie certa dei pastori della Chiesa di Canne, mentre nello stesso secolo si registra la rinascita dell’antica sede episcopale di Salpi, il cui vescovo Pardo – primo presule pugliese storicamente certo – nel 314 aveva partecipato al concilio di Arles in Gallia. Dopo il declino altomedievale, l’episcopato salpitano viene ripristinato e inserito, grazie alle strategie politiche del tempo, nella provincia ecclesiastica barese, anziché in quella confinante di Trani. Nel 1071 anche il vescovo di Salpi presenzia alla inaugurazione della basilica di Montecassino.

E dopo Bisceglie, Canne e Salpi, va ricordata la diocesi intercisa di Nazareth, legata alla città di Barletta. Qui sin dal XII secolo è attestata la chiesa di S. Maria di Nazareth, dipendenza e chiesa principale dell’arcivescovo nazareno nel suo territorio “interciso” di Puglia e Basilicata. E quando la Palestina sarà occupata dai Turchi, i presuli di Nazareth in fuga approderanno a Barletta e in questa chiesa trasferiranno la loro sede. Il primo di essi è Ivo, documentato negli anni 1327-1330.

Si ha così un’enclave nella circoscrizione episcopale tranese, con il vescovo nazareno che ha giurisdizione sulla sola chiesa di S. Maria di Nazareth e sul clero annesso, mentre il resto della città di Barletta fa capo all’arcivescovo di Trani.

Fra XV e XVI secolo provvedimenti pontifici vengono a modificare la rete delle diocesi “satelliti” dell’episcopato tranese, destinate cioè a confluire in esso. Nel 1425 Martino V unì a Trani la diocesi di Canne, a condizione che il presule tranese fosse sopravvissuto a quello cannense, che all’epoca era il barlettano Riccardo de Galibertis; questi, però, sopravvisse a ben due arcivescovi di Trani, per cui la progettata unione delle due sedi non ebbe luogo.

Nel 1455 l’ultimo vescovo di Canne, Giacomo de Aurilia, viene traslato all’arcivescovato di Nazareth: contestualmente Callisto III unisce le due Chiese, per cui d’ora in poi gli arcivescovi nazareni saranno anche vescovi cannensi; nel 1536 sarà loro affidata anche la diocesi campana di Monteverde.

Per quanto riguarda Salpi, il declino della città nel Quattrocento fa sì che a partire dal 1425 si alternano periodi di unione e di separazione dalla confinante diocesi tranese; nel 1547 verrà sancita definitivamente l’unione delle due sedi, per cui il presule tranese d’ora in poi si appella Archiepiscopus Tranensis et Salpensis. La diocesi di Trani, quindi, si estende a nord dell’Ofanto, inglobando un vasto territorio, popolato da masserie e sparse cappelle rurali, in cui l’unico centro di rilievo è il Casale della Trinità (odierna Trinitapoli), che in tale contesto assurge al rango di “Arcipretura”, subentrando di fatto alla soppressa Chiesa di Salpi, che così continua a vivere nel Casale della Trinità. E gli arcipreti casalini manterranno vivo nei secoli questo legame firmandosi come “Arcipreti di Salpi nel Casale della Trinità”.

Nel corso del XIX secolo varie normative andranno a modificare il profilo istituzionale dell’arcidiocesi tranese. A cominciare dalla bolla pontificia De utiliori del 27 giugno 1818, che dava pratica attuazione ad un Concordato volto a riorganizzare e ridurre il numero delle diocesi meridionali: con tale provvedimento Trani mantiene il carattere di sede arcivescovile, avendo come suffraganea la diocesi di Andria, che a sua volta incorpora il territorio della soppressa diocesi di Minervino; all’arcivescovo tranese viene pure affidata l’amministrazione perpetua della diocesi di Bisceglie; vengono, inoltre, soppresse le Chiese unite di Monteverde, Canne e Nazareth: la giurisdizione della prima passò al vescovato di S. Angelo dei Lombardi, mentre quella cannense e nazarena fu attribuita all’episcopato tranese.

Successivamente, con la bolla Multis equidem del 22 settembre 1828, il pontefice stabilisce che il titolo di arcivescovo di Nazareth sia ristabilito e che si assuma dall’arcivescovo di Trani «per mera onorificenza, e solo per conservare la memoria dell’antica Chiesa di Nazareth». Gaetano Maria de Franci, quindi, è il primo presule a qualificarsi come Archiepiscopus Tranensis, Nazarenus et Salpensis, Perpetuus Administrator Ecclesiae Vigiliensis.

Con la bolla Imperscrutabili Dei del 21 aprile 1860 Pio IX eleva la città di Barletta ad “archidiocesi”, unita aeque principaliter ed in persona episcopi a quella di Trani.

Il Novecento porta ulteriori provvedimenti che vanno ad incidere sulla fisionomia territoriale dell’episcopato tranese. Nel 1904 l’arcivescovo Tommaso De Stefano rinunciava alla giurisdizione sul piccolo centro di Zapponeta a favore dell’arcidiocesi di Manfredonia, mentre il borgo rurale di Tressanti da tempo era passato alla diocesi di Ascoli e Cerignola.

Dagli anni Quaranta gli arcivescovi di Trani lasciano cadere in desuetudine i titoli di Salpi e di Canne, preparando la strada alle norme del Vaticano II, che non prevedono l’attribuzione di sedi titolari a vescovi residenziali.

Con Bolla del 20 ottobre 1980, poi, viene soppressa la Metropolia di Trani che, restando arcidiocesi, con annesso titolo di Nazareth, diventa suffraganea della sede metropolitica di Bari.

Successivamente, con decreto del 30 settembre 1986, nell’ambito di una revisione delle circoscrizioni episcopali italiane, le tre diocesi di Trani, Barletta e Bisceglie, già legate in persona episcopi, vengono unite nell’Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie. Dal canto loro gli arcivescovi continueranno a mantenere il titolo di Nazareth.

Pietro di Biase