Libertà di stampa tra storia e diritto. A Corato un convegno formativo promosso dalla Diocesi e dall’Ordine dei Giornalisti

“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.

L’articolo 21 della Costituzione Italiana appena citato, parla chiaro: l’Italia come Stato è tenuta a riconoscere ogni forma di espressione a tutela del libero pensiero, ivi compreso quello giornalistico. A dare risonanza a questo concetto, il convegno su libertà di stampa tra storia e diritto che lo scorso 25 novembre c.a. si è tenuto a Corato presso la parrocchia di S. Gerardo Maiella. L’evento, organizzato dalla redazione del mensile diocesano “In Comunione”, diocesi di Trani-Barletta-Bisceglie e Ordine dei Giornalisti di Puglia, ha visto tra i relatori il Prof. Nicola Colaianni esperto di diritto pubblico e privato e il Prof. Giovanni Capurso docente ed esperto di storia in materia; ha moderato il dibattito il Prof. Riccardo Losappio direttore del giornale “In Comunione”.

Cospicua la presenza di giornalisti e uditori che con molta attenzione hanno seguito questo interessante momento di approfondimento e formazione: nel mare magnum burocratico italiano che abbraccia anche il mondo del giornalismo, questo momento di confronto ha posto l’accento su un argomento molto rilevante. Parlare di libertà, e in questo caso di stampa, in un periodo storico costellato da scontri su più fronti (guerra, ma non solo ndr.) significa offrire un’opportunità di approfondimento e di ascolto per tutti coloro che talvolta subiscono ammende semplicemente perché il lavoro del giornalista viene visto come croce e delizia in termini di informazione; dare respiro ad una professione che offre opportunità; azzerare il “sistema potere”.

D’altro canto, però, va detto che non tutti possono utilizzare questo “potere” di scrittura, il quarto potere, per diffondere pubblicamente notizie, magari infondate o diffamanti, come lo stesso regolamento legislativo e deontologico del giornalismo prevede e come emerso dallo stesso convegno. Proprio in merito a ciò, il focus del talk si è soffermato sui diritti e doveri dei giornalisti e dello Stato e su come la democrazia storicamente ha fatto da “mamma chioccia” a tutto questo che ancora oggi merita molta attenzione, condita da sana critica.

“Il giornalista ha il diritto e dovere di informare, l’obbligo di ricercare e verificare e l’attenzione nel diffondere una notizia quanto mai veritiera nel rispetto del principio di continenza e privacy, due pilasti che mantengono tutta la struttura informativa” - il pensiero introduttivo del Prof. Colaianni. A questo concetto si è aggiunto un altro aspetto non meno rilevante: cosa accadrebbe se tutto questo, per un motivo o per un altro, dovesse crollare?

“Il giornalista non deve essere un dittatore, ma un dittatore responsabile con il potere di informare, ma anche l’obbligo di rispondere delle proprie azioni e delle informazioni diffuse” – la chiosa di Colaianni.

In appoggio a quanto detto in apertura, il commento del Prof. Giovanni Capurso: “I Paesi occidentali come l’Italia spesso subiscono censure che andrebbero riviste, proprio perché vige una democrazia. Inoltre, il dilagarsi del fenomeno social non permette un corretto controllo di quanto viene scritto in rete da giornalisti o gente comune per non parlare della famosa legge bavaglio; il calo delle vendite dei giornali cartacei sempre più vittime della pervasività online e del diffondersi di notizie lampo che viaggiano ad una velocità maggiore sul web, spesso non verificate. Insomma, se ad oggi l’Italia si trova al 49° posto nel ranking mondiale in termini di libertà di stampa, occorrerebbe porsi una domanda o forse anche più di una”. 

Tanti i temi trattati, dunque, ma fin troppo pochi per un argomento che ogni volta sviscera spunti diversi. La libertà di stampa è e resta un diritto inespugnabile dove l’arte dello scrivere diventa paradigma di accoglienza. Un dovere per lo Stato e per chi fa informazione. Questo il leit motiv del convegno. Un appuntamento ricco di riflessioni e partecipazione attiva.

La conferenza, in conclusione, tra relazioni e un pregnante momento di dibattito tra i presenti, ha lasciato uno spiraglio positivo come auspicio di più libertà con un pensiero a latere del convegno da parte del moderatore Prof. Riccardo Losappio: “Parlare di libertà di stampa non basta oggi, occorrerebbe anche parlare di un’informazione non urlata, non gridata. Un’informazione che dia spazio all’ascolto empatico e alla notizia come strumento per informare e non giudicare. Libertà significa anche questo. Quello di nobile affrontato questa sera è un viatico democratico per i giornalisti, per chi fa comunicazione e informazione e per chi si occupa di regolamentare il tutto. La speranza resta in un prossimo appuntamento pubblico, magari con le istituzioni, non troppo remoto e ancor più centrato. Grazie a tutti per la partecipazione”.

Stefano Patimo