Discernere e abitare i luoghi della cura e della prossimità a cura di don Filippo SALVO

Percorso di formazione

 Il Servizio diocesano per l’accoglienza dei fedeli separati (SDAFS) in collaborazione con l’Ufficio diocesano Famiglia e Vita promuovono (il 14 aprile e il 26 maggio 2024) un ciclo di due incontri di formazione rivolti ad operatori pastorali, sacerdoti, religiosi/e, fedeli ed a quanti hanno a cuore il bene della famiglia. Provo a declinare, secondo una logica di impegno concreto, i vari obbiettivi che si prefiggono questi incontri quale stimolo alla partecipazione.

 

  1. Aiutare i presenti a farsi sempre più sensibili ed attenti a discernere e abitare quei luoghi delle varie fragilità matrimoniali.

Ogni cammino umano, di fede e di amore è segnato da gioie e speranze, da fatiche e da soddisfazioni, da entusiasmi e da stanchezze. Non di rado l’amore umano sperimenta debolezze, ferite, cadute e rotture dolorose che esigono dai coniugi un impegnativo cammino di comprensione, di sostegno e di perdono reciproco. La Chiesa, che siamo tutti noi battezzati, accompagna con cura amorevole i coniugi perché il loro amore si irrobustisca, cresca e salvi il bene del matrimonio, della famiglia e dei figli.

Forme di fragilità sono, ad esempio, la mancanza di comunione nelle famiglie, il complesso rapporto genitori/giovani (relazione intergenerazionale), di trasmissione della fede e di comunicazione di senso.

Diventa importante promuovere cammini comuni che abbiano come fine l’attenzione alle persone nelle loro situazioni di vita sociale, economica, culturale, religiosa in un orizzonte formativo ed educativo.

 

  1. Fare il punto sulla pastorale dei separati, dei divorziati e di quanti sono passati a nuova unione.

In una società in continuo cambiamento, la crisi dei valori, intesi come punti di riferimenti, è un fenomeno oramai tangibile a vari livelli. Questa crisi tocca tutte le dimensioni della vita dell’uomo. Ed è in questa situazione che s’inquadra anche la grande sofferenza che sta vivendo la famiglia e il matrimonio, e da dove deriva l’impressionante «emorragia» di separazioni.

Davanti alla terribile ferita del divorzio, la Chiesa si è trovata a dovere affrontare la complicata questione dei fedeli che, dopo il fallimento del proprio matrimonio, decidono per una nuova unione. Instaurando così un legame che si pone in contrasto con quello che è il significato del Matrimonio sacramentale. Queste situazioni che un tempo erano numericamente marginali, oggi sono un fenomeno diffuso anche tra i cattolici. La Chiesa si pone la domanda di come poter aiutare questi fedeli. Come rispondere alle differenti richieste di comprensione e aiuto davanti alla sofferenza che vivono nell’aspetto comunitario, come in quello sacramentale.

Non possiamo essere sordi a questi appelli perché un matrimonio fallito lascia dei segni, o vere e proprie ferite, che marcano la persona nel suo cammino esistenziale. Ferite che rimangono, nonostante si tenti dare una svolta con un altro progetto di unione.

 

  1. Favorire un discernimento attento e un accompagnamento permanente nell’azione pastorale della comunità diocesana dei futuri sposi verso una maggiore consapevolezza del sacramento del matrimonio, da compiere come scelta libera, responsabile e ponderata per “prepararsi alla vita matrimoniale” e non al solo giorno del matrimonio.

La complessa realtà sociale e le sfide che la famiglia oggi è chiamata a vivere, evidenzia la necessità di cammini specifici per la preparazione al matrimonio che siano una vera esperienza di partecipazione alla vita ecclesiale e approfondiscano i diversi aspetti della vita familiare.

È importante quindi che i futuri sposi incontrino una Chiesa accogliente, che si accosti con premura al progetto di vita e che è disponibile ad accompagnarli in una storia di amore umanamente e spiritualmente ricca, anche dopo le nozze.

Nel contesto in cui viviamo, la proposta formativa cristiana può essere considerata come una sorta di stranezza d’altri tempi, può risultare persino ridicola, può essere intesa come la pretesa di giudicare, come una invadenza fastidiosa. Ma noi cristiani sentiamo la responsabilità di portare un invito alla gioia.

 

Con questo spirito i prossimi incontri sono un invito a non rinunciare alla responsabilità della testimonianza, della proposta, dell’accompagnamento educativo ai futuri nubendi sui temi che riguardano l’educazione affettiva, la preparazione al matrimonio religioso, l’accoglienza della vita…

Tutti in campo quindi con lo stile di Gesù percorrendo le strade dell’inquietudine e dello scoraggiamento, per imparare a dialogare, per seminare speranza.

 

Vi aspettiamo al primo incontro domenica 14 aprile 2024, con inizio alle ore 17.30, sul tema “Le relazioni familiari tra cura, servizio e discernimento” presso il

salone del Santuario della Madonna dello Sterpeto in Barletta.

 

 

 

Sac. Filippo Salvo, membro del SDAFS e parroco della parrocchia Spirito Santo in Barletta