L’IMPORTANZA DEL TEMA ABITATIVO PER LA CARITAS IN UN CONVEGNO

Una sala gremita ha seguito con grande interesse, mercoledì 16 novembre u.s., a Bisceglie, il convegno “Il figlio dell’uomo non ha dove posare il capo” (citazione ripresa dal vangelo di Luca - 9,57-62- ), tenutosi presso il seminario cittadino. Si è parlato del problema piuttosto urgente della mancanza di abitazioni per le fasce sociali più deboli. L’esperienza  e il contributo di Casa Barbiana.

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L’IMPORTANZA DEL TEMA ABITATIVO PER LA CARITAS IN UN CONVEGNO

Una sala gremita ha seguito con grande interesse, mercoledì 16 novembre u.s., a Bisceglie, il convegno “Il figlio dell’uomo non ha dove posare il capo” (citazione ripresa dal vangelo di Luca – 9,57-62- ), tenutosi presso il seminario cittadino. Si è parlato del problema piuttosto urgente della mancanza di abitazioni per le fasce sociali più deboli. L’esperienza  e il contributo di Casa Barbiana.

 

Tutti gli interventi hanno sviluppato il tema, esplicitato nel sottotitolo, “Ripensare le politiche sociali per l’abitare”; occasione del convegno era fare il punto su due anni di attività di “Casa Barbiana”, la struttura creata con i fondi dell’8xmille della Chiesa cattolica, presso la palazzina “don Mauro Monopoli” sita nella struttura dei Cappuccini, sede della Caritas cittadina.

La presentazione è stata di Carmine Panico, presidente della cooperativa sociale “I Care – Mi stai a cuore” cui è affidata la gestione di Casa Barbiana: il Presidente ha sottolineato come l’esperienza ha messo alla prova quanti sono coinvolti nella gestione della Casa: in primis lui come presidente, ma anche tutta l’équipe composta da Piera La Notte (coordinatrice/psicologa), Gaia Maraia (assistente sociale), Arianna Capuano (educatrice professionale) e Antonella Salerno (animatrice sociale).  Tutti, durante i due anni di vita della struttura hanno conosciuto situazioni disperate e persone in situazioni di grande sofferenza: chi è stato mandato via da casa, chi non ha appoggio di nessun tipo, chi ha dovuto interrompere le relazioni con figli, compagni e parenti, chi ha dovuto abbandonare la propria casa e la propria patria, come gli ucraini a seguito della guerra in atto. E l’aver giocato in squadra ha permesso di affrontare e superare le emergenze.

L’arcivescovo don  Leonardo D’Ascenzo,  il sindaco Angelantonio Angarano, il direttore Caritas diocesana Ruggero Serafini hanno espresso la propria gratitudine per il tema che è stato affrontato, tema urgente e estremamente bisognoso di nuove soluzioni da trovare.

“Chiesa e casa “ sono messe in rapporto negli Orientamenti pastorali della diocesi; la casa è il luogo dell’elevazione, perciò la chiesa mostra estrema attenzione per le politiche sociali ed ha offerto il suo sostegno con i fondi dell’8xmille: la riflessione di Mons. D’Ascenzo.

Lavoro, occupazione, pagamento delle bollette e casa sono i bisogni maggiormente espressi da alcune fasce deboli della popolazione biscegliese; nove richieste su dieci hanno come oggetto la casa, che è diventata un lusso: non solo è difficilissimo l’acquisto, ma altrettanto difficile è trovarne una in locazione, sia per i prezzi altissimi richiesti per il fitto, ma molto spesso per lo stato dei locali non sempre adeguati allo sviluppo di una famiglia e corrispondenti alle esose richieste dei proprietari.

Mancano, inoltre, l’attenzione del Governo a tali problematiche e gli strumenti necessari per acquistare immobili anche da ristrutturare ed offrire a chi ne ha necessità: la denuncia del sindaco Angarano.

Casa Barbiana non vuole e non può risolvere il problema abitativo, ma, con intelligenza, lo affronta in maniera temporanea in vista di una soluzione duratura: è l’esperienza raccontata da Ruggero Serafini, direttore diocesano della Caritas, che ha accompagnato una ragazza di Trinitapoli a rischio di violenza. Come lei, hanno trovato accoglienza persone fragili, incapaci di gestirsi da sole, quanti hanno perso il lavoro e si sono trovati da un momento all’altro senza un tetto.

L’invito ad interventi stringati per  essere efficaci  da parte del moderatore del convegno Giovanni Di Benedetto, che da cronista di Tele Norba conosce bene i meccanismi per attrarre l’attenzione, sono stati accolti solo parzialmente da Rosa Barone (assessora regionale Welfare) e da Don Marco Pagniello (Direttore di Caritas Italiana): collegati da remoto, proprio per il loro ruolo istituzionale si sono dovuti soffermare su quanto la Regione Puglia fa in materia di soluzioni abitative e sull’importanza dell’abitare per gli utenti Caritas in tutta Italia.

Il Direttore di Caritas italiana ha affermato che nella Bibbia si parla dell’importanza della casa; Gesù nacque in una stalla perché non c’erano posti per tutti. Casa e famiglia vanno di pari passo.

Alla casa deve essere affiancata la cura del quartiere in cui l’abitazione è inserita: devono esistere anche infrastrutture adeguate, spazi verdi perché ci possa essere una vita degna: gli spazi comuni, però, devono essere ben curati da tutta la comunità senza delegare solo alla Politica.

Durante la pandemia è sembrata un’ingiustizia per molti il dover rimanere a casa per coloro che la casa non l’avevano o vivevano in rifugi di fortuna; molti bambini e ragazzi non volevano collegarsi in dad per non mostrare le loro abitazioni poco adeguate.

Come rete di 220 Caritas in Italia, saremo sempre dalla parte dei più poveri, ci prendiamo la responsabilità di accompagnarli  ad esigere quei diritti di cui sono portatori.

Spazi inutilizzati, affitti altissimi, squilibri territoriali si traducono in frammentazione sociale e relazionale.

L’Italia si distingue, tra i Paesi europei più sviluppati, oltre che per una delle più basse quote di edilizia

pubblica, anche per una minore dimensione del patrimonio in affitto privato e per una scarsa disponibilità di alloggi con costi commisurati ai redditi. Sono 120mila i nuclei familiari che necessitano di una casa. Il 33% delle abitazioni sono sovraffollate da persone sotto la soglia di povertà. Ai superbonus accedono soprattutto persone abbienti, non certo anziani o assistiti Caritas: di questi ultimi il 15% vive in abitazioni precarie, il 7,4% a uno sfratto esecutivo, il 16,2% sono persone senza dimora.

Sul tema casa la Chiesa si sta muovendo molto finanziando 87 progetti con progetti pilota di cohosing e di condominio solidale.

Il Pnrr ha preso come modello l’Housing First (innanzitutto la casa):  ai senza fissa dimora deve essere offerta prima di tutto la possibilità di un alloggio  in cui “una persona  possa ricostruire la propria personalità e la propria soggettività”.  Ciò significa che i comuni devono mettere a disposizione appartamenti per singoli individui, piccoli gruppi o famiglie fino a 24 mesi. Inoltre devono essere attuati progetti personalizzati per ogni singola persona/famiglia in modo da attuare programmi di sviluppo personale per raggiungere un maggior livello di autonomia, anche fornendo formazione e altri servizi volti a migliorare la ricerca di una occupazione.

Realizzare “stazioni di posta” significa creare  centri di servizi e inclusione per le persone senza fissa dimora. Tali centri devono offrire, oltre a un’accoglienza notturna limitata, importanti servizi quali servizi sanitari, ristorazione, distribuzione postale, mediazione culturale, consulenza, orientamento professionale, consulenza giuridica e distribuzione di beni».

Infine, ecco una lista delle priorità individuate  dalla Caritas:

riconoscere la centralità dei problemi abitativi per i meno abbienti e potenziare l’offerta di abitazioni a basso costo come nuova priorità del Pnrr

riformare le regole e i controlli per evitare gli abusi e riequilibrare gli incentivi nel settore edilizio nella direzione degli alloggi per i meno abbienti

avviare al più presto l’Osservatorio nazionale sulla condizione abitativa presso il ministero d’intesa con le regioni per articolare i fabbisogni a livello locale

aggiornare le regole dell’utilizzo di fondi pubblici da parte di investitori privati nel settore abitativo. Per gli studentati la riforma dovrebbe dare priorità alle iniziative per gli studenti non abbienti e stabilire adeguate forme di trasparenza e controllo.

Per quanto riguarda Bisceglie, di grande interesse sono state le relazioni  di Piera La Notte (coordinatrice di Casa Barbiana) e  Roberta Rigante (assessora servizi sociali di Bisceglie).

Nel raccontare Casa Barbiana  la coordinatrice Piera La Notte ha fortemente messo l’accento sull’obiettivo primario della struttura: non solo alloggio, ma luogo di accoglienza per ricostruire la propria vita attraverso un percorso in cui chi è accolto elabora un progetto per fermarsi e formarsi, attraverso riflessioni, discernimento e progettazione, naturalmente accompagnato da personale altamente specializzato.  Corsi di formazione, ricerca attiva del lavoro, lavoro di cura per sé, per gli spazi che si occupano, quelli privati (la propria stanza) e quelli comuni (cucina, sala di convivialità, bagni), ricostruzione delle relazioni, attenzione alle emozioni: questo e tanto altro è il percorso che viene avviato e portato avanti da una équipe ben affiatata.

“Lavoriamo secondo le modalità operative dell’housing first, ovvero nel provare a garantire un tetto ad ogni uomo e donna che ne abbiano bisogno, concedendo il tempo necessario per la ricostruzione di sé e della propria vita. Ciò non si traduce in una accoglienza illimitata, ma in una costruzione di un progetto di vita che tenga conto realmente del particolare periodo storico e della condizione di partenza delle persone accolte. Molti posseggono risorse che, per i più svariati motivi, non riescono ad utilizzare al fine di uscire dallo stato di necessità in cui si trovano. Altri non hanno proprio risorse e si parte dall’aiutarle a costruirle per avviare un percorso di rinascita e salvezza” . Questo in estrema chiarezza il compito dell’équipe. E il video con la storia di Cosimo Damiano ha illustrato il percorso avvenuto.

Questi i dati relativi ai due anni di vita di Casa Barbiana: nel 2021 sono state accolte 20 persone; nel 2022 e 27 persone di cui 4 minori: in maggioranza  italiani e alcuni  nuclei familiari con minori.

Quattro mesi la durata media dell’accoglienza e in tutti e due gli anni alcuni hanno intrapreso esperienze lavorative.

L’assessora Roberta Rigante ha illustrato le politiche sociali per l’abitare: quanto si è fatto e i progetti futuri.

Premessa dell’avvocata è stata la constatazione che il diritto alla casa, pur non esplicitamente affermato in Costituzione, è uno dei principi generali dell’ordinamento italiano.

Finora la soluzione dell’emergenza abitativa ha trovato un ostacolo nel difficile mercato delle locazioni: canoni elevati impediscono l’accesso alle case sfitte; si è sollecitato un incontro con le agenzie immobiliari ma si è riscontrata una indisponibilità dei proprietari a ridurre le proprie richieste sugli affitti ,anche se si comprendono le legittime aspettative di avere un reddito dalle proprietà. La pandemia ha sospeso gli sfratti, ripresi appena l’emergenza è terminata.

A seguito dello scoppio della guerra si è rilevata la presenza di 140 profughi ucraini: un numero decisamente più elevato che nei Comuni vicini. La risposta dei Biscegliesi è stata molto generosa. Una coppia di giovani ha accettato di ospitare una mamma con un bambino: è un esempio veramente esemplare.

Si lavorerà affinché si superi la situazione degli insediamenti informali per gli operatori agricoli stranieri  stagionali.

Altro problema spinoso è stato risolvere le varie occupazioni abusive insieme alle forze dell’ordine.

Nell’assegnazione degli alloggi popolari ci si è scontrato con la farraginosità delle procedure previste dalla L. 10/2014: le graduatorie erano state fatte quattro anni fa , ma nel frattempo la situazione di alcuni assegnatari era cambiata; il rischio di ghettizzazione di alcune famiglie ed il controllo delle stesse assegnazioni  erano degli elementi da soppesare con attenzione.

Coi fondi del PNRR si è dato l’avvio a due Progetti: “Housing first” e “Dopo di noi”.

La conclusione del convegno è stata di Sergio Ruggieri: il coordinatore cittadino della Caritas ha evidenziato che continuando ad operare, come spesso capita, rincorrendo le emergenze, (leggi dormitorio, PiS pronto intervento sociale,) i problemi tendono ad incancrenirsi, riproponendosi senza soluzioni. Occorrerebbe invece che la Politica sia lungimirante, progettando il futuro (costruzioni di case, affitti calmierati ecc) e che, finita l’emergenza, ci siano il tempo e le risorse, per permettere alle persone di riprendere in mano la propria vita, utilizzando le proprie capacità, per risolvere “definitivamente “ il problema. Questo potrà avvenire solo con l’apporto in rete da parte di tutti, della politica/istituzioni e del privato sociale/volontariato.

 

Marisa Cioce