LA MISSIONE COME PROSSIMITA’

La riflessione introduttiva dell’Arcivescovo al Convegno Pastorale Diocesano Trani, Parrocchia San Magno, 17 ottobre 2025

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Buona sera. Ringrazio con voi il Signore perché ci dà l’opportunità di incontrarci come Chiesa di Trani-Barletta-Bisceglie e vivere anche quest’anno l’appuntamento del Convegno Pastorale Diocesano. Un saluto cordiale a tutti e un sentito grazie per la vostra presenza.

 

DOVE CI TROVIAMO

Permettetemi innanzitutto di ricordare a che punto ci troviamo nel Cammino sinodale che stiamo vivendo in comunione con le Chiese che sono in Italia, e come procederemo.

Dopo la fase narrativa o dell’ascolto e quella sapienziale o del discernimento, sta per concludersi la fase profetica.

Il brano biblico della Pentecoste insieme a quello dell’invio missionario sono stati icona di riferimento per questa terza fase. Ci hanno ricordato che è lo Spirito il grande protagonista della vita e della missione della Chiesa che «dona vita e sapienza, unità nelle differenze, creatività e apertura del cuore. È lo Spirito che guida la comunità nel discernimento, nei passaggi delicati e decisivi della sua storia» (CEI, Lineamenti. Prima Assemblea sinodale delle Chiese che sono in Italia, Roma 15-17 novembre 2024). In questi anni abbiamo maggiormente compreso che, da parte nostra, è necessaria la disponibilità all’ascolto reciproco e, attraverso questo, la disponibilità all’accoglienza della novità donata dal soffio vitale dello Spirito Santo che ci spinge a seguire Gesù nell’annuncio del Regno per città e villaggi (cf. Lc 8,1).

Ora, il cammino sinodale è chiamato a tradurre in scelte concrete quanto è stato maturato negli anni passati. A questo proposito, il 25 ottobre prossimo, la terza Assemblea nazionale voterà il Documento finale del Cammino sinodale delle Chiese che sono in Italia. Un documento con 124 proposte pastorali raccolte in tre ambiti o tematiche: La missione come prossimità; La formazione attorno alla Parola di Dio; La corresponsabilità dei laici, il ruolo delle donne, i ministeri, gli organismi di partecipazione, la gestione ed amministrazione delle strutture.

La Conferenza Episcopale Italiana, si riunirà in Assemblea ad Assisi dal 17 al 20 novembre 2025 per indicare le priorità pastorali da seguire. Inizierà così la fase della ricezione.

 

CONVEGNO PASTORALE DIOCESANO

In questi giorni di Convegno pastorale approfondiremo il tema della missione vissuta come prossimità. Lo faremo con lo sguardo rivolto al testo biblico dell’invio missionario dei settantadue:

«Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: “La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada» (Lc 10,1-4).

In questo brano San Luca ci offre un’abbondanza di contenuti che caratterizzano la missione della Chiesa: la comunione (li inviò a due a due); la disponibilità ad andare in ogni luogo o situazione dove il Signore ci invia senza restare incollati a luoghi, situazioni, persone, posizioni (in ogni città e luogo); la straordinaria ricchezza di doni di grazia che il Signore ha seminato (la messe è abbondante); i pochi battezzati disposti a faticare (sono pochi gli operai); la necessità della preghiera; il vivere come agnelli e rimanere tali anche quando dovessimo trovarci in mezzo ai lupi.

Come dicevo in un’altra occasione, siamo discepoli inviati dal Signore come agnelli in mezzo a lupi. Non come lupi in mezzo agli agnelli, saremmo dei divoratori di altri. E nemmeno come lupi in mezzo a lupi, saremmo sempre in lotta, in uno scontro che non finirebbe mai. Agnelli che non mordono, mansueti sull’esempio di Gesù. Non dobbiamo portare niente, questo perché le persone ci accolgano non per le cose che abbiamo o per quello che possiamo apparire all’esterno ma per quello che siamo come persone e per quello che siamo stati chiamati ad annunciare; riappropriarci dell’essenziale purificandoci da tutto ciò che abbiamo imparato a conoscere come mondanità (non portate borsa, né sacca, né sandali); attenzione a mantenere la direzione di marcia verso l’obiettivo della missione (non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada).

È molto illuminante quanto Papa Francesco ci ha detto nell’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium al numero 273: «La missione al cuore del popolo non è una parte della mia vita, o un ornamento che mi posso togliere, non è un’appendice, o un momento tra i tanti dell’esistenza. È qualcosa che non posso sradicare dal mio essere se non voglio distruggermi. Io sono una missione su questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo. Bisogna riconoscere se stessi come marcati a fuoco da tale missione di illuminare, benedire, vivificare, sollevare, guarire, liberare. Lì si rivela l’infermiera nell’animo, il maestro nell’animo, il politico nell’animo, quelli che hanno deciso nel profondo di essere con gli altri e per gli altri. Tuttavia, se uno divide da una parte il suo dovere e dall’altra la propria vita privata, tutto diventa grigio e andrà continuamente cercando riconoscimenti o difendendo le proprie esigenze. Smetterà di essere popolo».

Papa Leone XIV, nell’omelia del Giubileo del Mondo Missionario e dei Migranti, ha sottolineato l’importanza di «ravvivare in noi la coscienza della vocazione missionaria, che nasce dal desiderio di portare a tutti la gioia e la consolazione del Vangelo, specialmente a coloro che vivono una storia difficile e ferita». Ha poi parlato di una nuova missione: «Fratelli e sorelle, oggi si apre nella storia della Chiesa un’epoca missionaria nuova. Se per lungo tempo alla missione abbiamo associato il ‘partire’, l’andare verso terre lontane che non avevano conosciuto il Vangelo o versavano in situazioni di povertà, oggi le frontiere della missione non sono più quelle geografiche, perché la povertà, la sofferenza e il desiderio di una speranza più grande, sono loro a venire verso di noi».

Desidero ancora dire grazie a tutti ed esprimere la gratitudine a nome di tutti al Gruppo di coordinamento pastorale per l’organizzazione non semplice di questo Convegno; grazie anche all’equipe del Percorso diocesano di formazione per la proposta che ha approntato in continuità con queste giornate, proposta che si rivolge a tutti per un cammino comune, laici, consacrati e presbiteri; grazie ai facilitatori che aiuteranno il lavoro dei gruppi di conversazione nello Spirito; grazie a tutti coloro che, in vario modo, hanno dato il loro contributo; grazie alla comunità parrocchiale di San Magno che ci accoglie; grazie a Padre Giulio Albanese per quello che tra poco ci proporrà.

Buon Convegno a tutti!