IN VIAGGIO TRA LE STELLE – RIFLESSIONI SULLA LETTERA SULL’EDUCAZIONE DI PAPA LEONE XIV “DISEGNARE NUOVE MAPPE DI SPERANZA”

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Leone25-10-27 Disegnare nuove mappe di speranza

Guarda il cielo, papa Leone XIV, in cerca di stelle che possano guidare la missione educativa della Chiesa. Nella lettera “Disegnare nuove mappe di speranza” del 27/10/2025, infatti, il successore di Pietro si sofferma sul compito che ha la comunità cristiana di accompagnare la crescita umana, lo sviluppo integrale delle persone e delle comunità. L’occasione della lettera è il 60° anniversario della Dichiarazione “Gravissimum educationis” del Concilio Vaticano II: su questo tema lo sguardo del pontefice, pur consapevole della gravità dell’argomento, come dell’urgenza di cui parlava il suo predecessore Benedetto XVI nella fondamentale lettera del 2012, non è appesantito dalla stanchezza, né incupito dalla notte, ma audace, fiducioso, leggero.

Al centro della lettera di papa Leone c’è infatti la capacità di ammirare le stelle o, meglio, le costellazioni: perché ogni astro «ha una luminosità propria, ma tutte insieme segnano una rotta» (8.1) e, scrutando insieme la volta stellata, si possono immaginare queste splendide figure, un «intreccio pieno di meraviglia e risvegli» (11.1). La riflessione pedagogica del Papa contempla dunque le problematiche di questo tempo nebuloso, ma riconosce che lì dove l’energia dei singoli attori educativi potrebbe risultare affievolita, sfocata, è sufficiente tracciare una linea, cercare le connessioni con altri soggetti, per disegnare una mappa, ritrovare la via. E se papa Francesco, parlando all’umanità sconvolta dalla tempesta della pandemia, invitava coraggiosamente ad «abbracciare il Signore per abbracciare la speranza» (27/3/2020), adesso è il tempo di abbracciarci tra noi.

Le costellazioni educative a cui fa riferimento papa Leone sono infatti i numerosi soggetti che, nella comunità cristiana, svolgono il compito di formare, accompagnare, farsi prossimi: scuole e università sul piano formale, accanto ad esse le famiglie, le parrocchie, le congregazioni, l’associazionismo e tutte le realtà coinvolte nell’educazione non-formale e informale.

E questa antica missione della Chiesa, l’educazione, è «la trama stessa dell’evangelizzazione» (1.1) e oggi richiede di fissare lo sguardo su tre priorità, tre correnti in cui navigare, per indirizzare gli esseri umani a destinazioni nuove e sorprendenti. La prima è la vita interiore, ricordando che «i giovani chiedono profondità; servono spazi di silenzio, discernimento, dialogo con la coscienza e con Dio» (10.3); la seconda è il digitale umano, ossia «l’uso sapiente delle tecnologie e dell’IA» (ivi); la terza – cuore pulsante non solo della prospettiva educativa, ma dell’intero ministero di papa Leone –  è la pace disarmata e disarmante, con particolare riferimento al linguaggio non-violento e alla beatitudine evangelica del costruire la pace, intesi come «metodo e contenuto dell’apprendere» (ivi).

Queste tre priorità, che il pontefice delinea a livello universale, sembrano ben intrecciarsi con alcuni dei temi su cui il dibattito pubblico italiano si confronta negli ultimi anni in merito ai percorsi educativi e scolastici. Il primato della vita interiore trova infatti un terreno fertile nel contributo proprio che le istituzione paritarie possono offrire al panorama culturale: il loro patrimonio spirituale, spesso frutto di secoli di esperienza in ambito educativo, è un «lievito nella comunità umana» (6.2), e risponde al principio di sussidiarietà a cui si ispirano sia la Dottrina Sociale della Chiesa (Compendio della DSC, 185-188) che la Costituzione Italiana (art. 33 e 118). L’obiettivo di abitare in maniera umana l’ambiente digitale si inserisce invece nel dibattito sull’uso dei dispositivi tecnologici per l’insegnamento e l’apprendimento, e il pontefice auspica che si possa «rafforzare la formazione dei docenti anche sul piano digitale; valorizzare la didattica attiva; promuovere service-learning e cittadinanza responsabile; evitare ogni tecnofobia» (9.2). L’educazione alla pace disarmata e disarmante, infine, segnala una chiara scelta di campo da parte della Chiesa, lì dove oggi l’offerta formativa delle scuole appare orientata in direzioni differenti: da un lato nascono percorsi limpidamente improntati alla pace e, benché di stampo laico, in piena sintonia con l’insegnamento cristiano; dall’altro si moltiplicano nelle scuole collaborazioni con Forze Armate e corpi militari: esperienze legittime che tuttavia finiscono per normalizzare la familiarità di bambini, ragazzi e giovani con armi, guerra e violenza. In aggiunta si registra una crescente pressione per l’obbligatorietà delle leva militare, di cui alcuni soggetti pubblici sostengono un alto valore educativo, svalutando di conseguenza la storica istituzione dell’obiezione di coscienza, di cui è impregnata la cultura cristiana di tutti i secoli. L’ambito educativo, per tornare alle parole di papa Leone, può essere invece il campo in cui coltivare la pace come «forza mite che rifiuta la violenza» (7.3).

Navigare tra le correnti e i moti della storia è dunque una sfida da accogliere con speranza, avendo in mano una bussola per ritrovare il cammino. Ci sono princìpi intramontabili, ma anche venti da ascoltare: sono le storie e le parole di educatori e pedagogisti di ogni tempo, che in maniera capillare hanno avvicinato il Vangelo ai tempi, ai luoghi, alle culture. Partendo da questa tradizione viva e variegata, appunto descritta come un intreccio di costellazioni da cui siamo benevolmente circondati, papa Leone invita ancora una volta i credenti a mantenere «lo sguardo lungo di Abramo» (5.1): guardare al presente e all’avvenire con fiducia, creatività, stupore, rendendo attuale l’insegnamento paolino di «splendere come astri nel mondo» (Fil 2,15).

 

Don Aurelio Carella

Foto Vatican Media/Sir