MONS. GIUSEPPE ASCIANO RENDE IL GRAZIE A DIO
PER I SUOI 70 ANNI DI SACERDOZIO
Sabato 12 luglio 2025, a Trani, nella parrocchia Santa Chiara, alle ore 19.00, durante una celebrazione eucaristica presieduta dall’Arcivescovo mons. Leonardo D’Ascenzo, mons. Giuseppe Asciano renderà il suo grazie a Dio in occasione del 70° anniversario della sua ordinazione presbiterale, avvenuta il 10 luglio 1955.
E’ un evento di grande rilievo e gioia per l’Arcidiocesi per questo suo figlio che, all’età di 94, ha raggiunto i 70 anni di sacerdozio.
Il mensile diocesano “In Comunione” ha chiesto a don Peppino, come affettuosamente viene chiamato, una sua testimonianza sul senso maturato in questi anni attorno al suo essere sacerdote. Il presbitero tranese ha così risposto:
«Il Signore non poteva farmi dono più grande. Nonostante i miei limiti, le mie fragilità, infedeltà, le mie paure mi ha fatto il dono inestimabile del sacerdozio.
Mi ha chiamato a renderlo presente nella Eucaristia, a parlare di Dio a uomini e donne assetati di verità, a dare col Sacramento della Riconciliazione, la pace interiore a uomini e donne angosciati per le loro colpe, a parlare a Dio degli uomini, dei nostri problemi, delle nostre necessità e impetrare il suo aiuto, la sua paterna benedizione. In 70 anni di sacerdozio ho avuto la gioia di celebrare l’Eucaristia ben 37.542 volte.
Quando sono stato ordinato sacerdote, il 10 luglio 1955, il rito della Celebrazione Eucaristica iniziava ai piedi dell’altare col segno della croce e il sacerdote diceva in latino “mi accosterò all’altare di Dio, a Dio che allieta la mia giovinezza”.
Queste parole, le ho ripetute all’inizio della santa messa per molti anni, fino alla Riforma Liturgica del rito della Santa Messa il 7 maggio 1965.
Allora ero giovane, avevo 24 anni e la frase “mi accosterò all’altare di Dio, a Dio che allieta la mia giovinezza” corrispondeva alla realtà, ma anche i sacerdoti anziani ultraottantenni e novantenni dicevano “mi accosterò a Dio che allieta la mia giovinezza”.
Allora avevo la giovinezza degli anni, ora ho la perenne giovinezza dello spirito. La Santa Messa, l’Eucaristia è la cura di bellezza interiore, di bellezza spirituale, ci fa restare sempre giovani dentro, anche se c’è il peso degli anni.
Nel DNA sacerdotale c’è la giovinezza dello spirito, con Dio nel cuore si è sempre giovani, sempre gioiosi.
L’Eucaristia, dono del suo amore infinito, è scuola di umanità, ci educa alla logica del dono. Cristo si fa nutrimento, rimane con noi, cammina con noi, è nostro compagno di strada, pane spezzato perché anche noi ci facciamo pane spezzato per i fratelli e, come diceva il Beato Carlo Acutis, “L’Eucaristia è l’autostrada per il paradiso”.
La mia vocazione al sacerdozio è sbocciata grazie all’educazione religiosa, alla formazione, ai valori ricevuti dai miei genitori che avevano una fede profonda e l’hanno trasmessa con il loro stile di vita a noi figli.
La preghiera che nostra madre ci faceva recitare prima di andare a letto terminava con questa richiesta “Fammi santo e portami in paradiso” e quando qualcuno di noi ragazzi trascurava doveri scolastici per giocare a pallone ci ricordava “il pallone non ti porta in paradiso”.
Nostra madre ci ha inculcato la speranza Cristiana che è certezza del paradiso e noi siamo vissuti sempre con la tensione verso il paradiso. Dietro ogni sacerdote c’è sempre una mamma santa.
Anche la parrocchia Santa Chiara ha contribuito in modo determinante alla mia crescita nella fede, nella vocazione al sacerdozio con lo studio del catechismo di Pio X, con i vari incontri e attività formative dell’Azione Cattolica, allora molto fiorente.
Da ragazzino gli ultimi anni della scuola elementare dicevo a me stesso “voglio diventare come Don Aldo”, viceparroco di allora don Aldo Martucci.
70 anni di sacerdozio a servizio della nostra comunità ecclesiale.
Serbo nel mio cuore tanti ricordi, tanti volti, tanti incontri. Tutte le esperienze pastorali mi hanno arricchito interiormente, mi hanno gratificato, mi hanno dato la gioia di spendere la mia vita per il Signore e per gli altri, specialmente gli ultimi, gli scartati, i bisognosi
Ho condiviso le gioie, le sofferenze, i problemi, le lacrime di tante persone. Lacrime ne ho asciugate tante, agli ospiti delle due case di riposo di allora, quella dei Cappuccini e Villa Dragonetti, delle quali sono stato, in tempi diversi, cappellano; lacrime nascoste di mamme e papà che dopo una vita di lavoro intenso, di sacrifici enormi per portare avanti la famiglia, al tramonto della loro esistenza, si sentivano abbandonati e privi degli affetti delle persone care, condannati alla morte sociale.
E ho asciugato tante lacrime alle ospiti della Casa di Reclusione Femminile. Non poche volte ho avuto anche la gioia di dare un pizzico di serenità e di veder sbocciare sorrisi sulle labbra di chi, angosciata, mi ha aperto il suo animo.
E ho visto anche il miracolo di chi dopo essere sprofondata nel fango, toccata dal cuore di Dio ha trovato la pace interiore ed ha cambiato vita.
Anche io, come tutti, ho avuto i miei momenti di fragilità, di paura, di buio, ho versato le mie lacrime. Nessuno è eroe.
Grazie Signore, perché non mi hai abbandonato, non mi hai lasciato solo; grazie per avermi asciugato le lacrime, per la forza interiore che mi hai dato e per il rifiorire della salute.
Ora faccio mie le parole di San Paolo “Ho combattuto la buona battaglia, ho conservato la fede, ho terminato la corsa; è giunto il tempo di sciogliere le vele” e salpare verso l’eternità.
La mia esistenza terrena è stata un’avventura meravigliosa per la quale è valso spenderla per Dio. Con Dio nel cuore si è sempre felici, senza lui nel cuore c’è il vuoto, ci manca la cosa più bella: la gioia di vivere in armonia con Dio, con noi stessi, con gli altri e con la natura.
Oggi, a 94 anni, sulla soglia della eternità mi chiedo col salmista “Quando verrò e vedrò il volto di Dio”».
Monsignor Giuseppe Asciano è nato ad Ostuni il 4 maggio 1931. Dopo gli anni di formazione presso il Seminario Arcivescovile di Bisceglie e presso quello regionale di Molfetta dove ha compiuto gli studi teologici, è stato ordinato presbitero il 10 luglio 1955 per l’imposizione delle mani di S. E. Mons. Reginaldo Addazi. Ha proseguito gli studi a Roma, presso la Pontificia Università Urbaniana, conseguendo la Licenza in Teologia, e presso l’Università di Urbino ha conseguito le lauree in Filosofia e in Sociologia.
Variegati e molteplici gli incarichi pastorali affidati a don Giuseppe, con i quali l’autorità ecclesiastica ha voluto valorizzare e mettere a disposizione della comunità ecclesiale diocesana la competenza culturale, teologica e formativa acquisita con gli studi effettuati: Vice-Rettore del Seminario Arcivescovile di Bisceglie (1995-1957); sempre qui è stato docente di Lettere (1995-1964) e Padre Spirituale (1980-1993); Vice-Parroco di S. Francesco in Trani (1957-1958), della Cattedrale di Trani (1958-1960), di S. Chiara in Trani (1961-1964); Rettore delle Chiese di S. Toma in Trani (1957-1961), della Chiesa dei Cappuccini (1964-1974), del Santuario S. Antonio (1974-1977), di S. Rocco e Padre Spirituale della omonima Confraternita (1989-2000); Cappellano della Villa Dragonetti (1978-1985); Assistente della F.U.C.I. (1961-1963 1972-1978), del C.S.I. (1968-1972), della Conferenza S. Vincenzo de’ Paoli (1978-1986) e dell’UNITALSI.
Notevole il suo impegno di docente nelle scuole statali: insegnante di Religione (1958-1992), docente di Filosofia-Storia-Pedagogia e Psicologia (1981-1984), docente di Storia della Chiesa e di Sociologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Trani.
Ha inoltre svolto la sua attività di sacerdote nell’ambito dell’assistenza spirituale e nella Curia con i seguenti incarichi: Cappellano Casa Madre delle Suore Piccole Operaie (dal 1977 al 2021), Cancelliere Arcivescovile (dal 1989 al 2018), Cappellano Casa Penale Femminile (dal 1986 al 2021), Canonico Arcidiacono del Capitolo Cattedrale di Trani.