LETTERA ottobre missionario 2025
Ogni anno il mese di ottobre è dedicato ad una delle dimensioni fondamentali della Chiesa, quella missionaria. Si tratta di un messe dedicato alla preghiera e alla sensibilizzazione sull’indole missionaria della vita credente, ma anche alla raccolta di risorse economiche per sostenere i progetti pastorali e sociali delle 1.100 diocesi più povere, rappresentando la più grande iniziativa di solidarietà dei fedeli cattolici. Fulcro del mese è la Giornata Missionaria Mondiale
In questo contesto l’Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie quest’anno celebra il 25° anniversario dell’uccisione di Padre Raffaele Di Bari, nato a Barletta, missionario comboniano, ucciso in Uganda il 1 ottobre 2000, nell’apprestarsi ad andare a celebrare la santa messa in un villaggio.
Di seguito il programma delle iniziative previste e coordinate dal Centro Missionario diocesano “Padre Raffaele Di Bari, Loribamoi”.
- 1 ottobre 2025, Barletta, Parrocchia Sacra Famiglia, ore 19.00, celebrazione eucaristica nel XXV anniversario dell’uccisione di Padre Raffaele Di Bari, presieduta dall’Arcivescovo mons. Leonardo D’Ascenzo;
- 16 ottobre 2025, Barletta, Chiesa di San Michele, ore 19.00, alla presenza dell’Arcivescovo, inaugurazione mostra fotografica dal titolo “Dedicato a… Padre Raffaele Di Bari, martire della fede”. Segue la presentazione del libro di Maria Antonietta Binetti “Il sogno di Raffà. Padre Raffaele Di Bari, missionario per sempre nella sua Africa”, Editrice Rotas, Barletta 2025;
- 19 ottobre 2025, domenica, Giornata Missionaria Mondiale;
- 30 ottobre 2025, Barletta, Parrocchia San Giacomo, ore 20.00, Veglia Missionaria presieduta dall’Arcivescovo con testimonianza dei Padri Comboniani.
Di seguito si propone il testo della lettera che, in vista dell’Ottobre Missionario, don Rino Caporusso, direttore del Centro Missionario Diocesano, unitamente all’Equipe diocesana, ha inviato alla comunità diocesana, quale invito alla partecipazione:
«Carissimi, è tradizione consolidata che il MESE di OTTOBRE ci faccia respirare una sensibilità missionaria che è, di fatto, non solo la natura stessa della Chiesa, ma, soprattutto, l’architrave su cui poggia tutta l’attività pastorale. Non possiamo non declinare i giorni del mese missionario 2025 sulle cadenze della speranza, tema portante del Giubileo Ordinario ormai nel pieno del suo percorso. In questo tempo abbiamo abbondantemente compreso che la speranza non si riduce alla proclamazione di una promessa futura, ma si fa presente nel “qui e ora” attraverso atti di misericordia, di vicinanza e cura. In un mondo che spesso tende a ignorare i poveri, i malati, i vulnerabili, il cristiano è chiamato a mettersi in cammino per annunciare la speranza che nasce dalla compassione, dalla cura dell’altro, dal contaminarsi con la ferita dell’altro. La speranza cristiana, pertanto, è sempre accompagnata da un impegno a rinnovare l’umanità ferita, a costruire legami di fraternità, a restituire dignità alla persona, chiunque essa sia.
Viviamo in un mondo sul quale si addensano sempre più minacciose nubi di guerra; aumenta in tutti noi l’ansia per i cambiamenti climatici e per la sopravvivenza di molti popoli e del pianeta stesso. In questo clima così sconfortante, come cristiani siamo chiamati a mantenere viva la certezza che Dio non è assente a queste nostre preoccupazioni e ci chiama ad una “missione speciale”: «lasciarci guidare dallo Spirito di Dio e ardere di santo zelo per una nuova stagione evangelizzatrice della Chiesa, inviata a rianimare la speranza in un mondo su cui gravano ombre oscure» (Messaggio del Santo Padre Francesco per la Giornata Missionaria Mondiale 2025).
La figura e l’esempio di P. RAFFAELE DI BARI accende l’OTTOBRE MISSIONARIO della nostra Chiesa diocesana. Sono passati venticinque anni da quando il 1° ottobre 2000 Padre Raffaele ci ha lasciati… consegnandoci il testamento più bello e più redditizio sulla borsa della vita: la sua testimonianza. Padre Raffaele martire, seme caduto nella profondità della terra di Uganda, sangue sparso ad irrigare i rigagnoli di un popolo provato dall’ingiustizia e dal sopruso, dalla povertà e dalla miseria.
Il primo impegno, in questo ottobre missionario giubilare sarà, per noi e per le nostre comunità, la preghiera. A questo ci esorta il Santo Padre: «Non dimentichiamo che pregare è la prima azione missionaria e al contempo “la prima forza della speranza”» (ibidem).
(…) A tal proposito, rimanga sempre vivo l’impegno della preghiera per i nostri sacerdoti che geograficamente lontani vivono l’esperienza dell’annuncio e della missione: don Mario PELLEGRINO (Brasile), don Ferdinando CASCELLA (Diocesi di Rieti), don Giuseppe RIZZI (Missioni cattoliche estere), don Francesco RIZZI (Diocesi di Albano laziale), don Giorgio DELVECCHIO (Diocesi di Ascoli Piceno), don Fabio SECCIA (Magonza – Germania), Alessandro ACELLA, laico del movimento dei Focolarini operativo in Algeria)».
Profilo di Padre Raffaele Di Bari
Più volte era sfuggito agli agguati dei ribelli antigovernativi che da più di un decennio terrorizzano l’Uganda del Nord, particolarmente tra le popolazioni dei distretti di Gulu e Kigtum. Padre Raffaele Di Bari stesso era stato oggetto di diversi agguati, anzi si potrebbe dire che la sua condanna a morte fosse stata decretata. E perché? Lo ha riferito telefonicamente alla MISNA (Agenzia informativa missionaria) proprio qualche giorno prima di essere ucciso: “In tanti anni d’Africa, la missione più grande che abbia mai ricevuto dal Signore è stata quella di dare voce a questa gente, denunciando le atrocità che i ribelli commettono, quasi quotidianamente, vecchi e bambini”.
Padre Raffaele Di Bari è nato a Barletta nel 1929. Da adolescente conobbe i padri comboniani che si recavano nella città pugliese per la predicazione. Fu in incontro decisivo per sempre. Decise infatti di entrare nella Congregazione fondata da Padre Comboni. Il 26 maggio 1956 è stato ordinato sacerdote. E, subito, espresse ai superiori il desiderio di essere inviato in Africa. Ci vollero tre anni prima di essere esaudito. Infatti nel 1959 fu trasferito in Uganda, dove seppe coniugare mirabilmente le esigenze della evangelizzazione con la promozione umana. Curò la formazione professionale di tanti indigeni, fu lui ad introdurre la cultura del “riso senza paludi” e del granoturco. E seppe prendere posizione anche contro le razzie di bande armate molto crudeli.
Domenica 1 ottobre 2000, mentre andava a celebrare la messa e i battesimi a Acholi Bur, un piccolo centro a 20 chilometri a sud di Kigtum, nonostante gli fosse stato detto che la strada fosse libera, alle 10.30, è caduto in una fatale imboscata. Colpito da una serie di proiettili è morto subito. All’auto sulla quale P. Raffaele viaggiava fu appiccato il fuoco, per cui anche il sacerdote bruciò. Di lui rimasero pochi resti. In un’intervista del 1998, durante il suo ultimo soggiorno in Italia, rilasciata al mensile “In Comunione” della diocesi di Trani-Barletta-Bisceglie, alla domanda se avesse un sogno da realizzare, rispose subito con poche e significative parole: “Avrei due grandi desideri. Vorrei essere salvato dal Signore quando vorrà chiamarmi e la pace in Uganda”.