«LUI, IL VIVENTE, IL RISORTO, SEMPRE ACCANTO A NOI»

Omelia dell’Arcivescovo nella Domenica della Palme

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Omelia Arcivescovo Domenica delle Palme

 

«LUI, IL VIVENTE, IL RISORTO, SEMPRE ACCANTO A NOI»

Omelia dell’Arcivescovo nella Domenica della Palme

Trani, 10 aprile 2022,  Cripta della Cattedrale

 

Cristo Gesù, pur essendo Dio, per obbedienza alla volontà del Padre, si fece servo e condivise in tutto, fuorché nel peccato, la nostra condizione umana. Si lasciò gioiosamente accogliere dalle folle al suo ingresso in Gerusalemme e sperimentò, nella passione, il limite, la fragilità, la sofferenza, la solitudine e la morte.

Nella passione, come ci racconta il Vangelo di questa Domenica delle Palme, Gesù sperimentò la solitudine. Durante l’ultima cena, momento intimo di amicizia e dono del suo corpo e sangue nei segni del pane e del vino, Giuda Iscariota abbandonò il Signore e lo tradì. Nell’orto degli ulivi, il Getzemani, mentre stava vivendo una profonda angoscia fino a sudare sangue, i suoi discepoli dormivano. Mentre i capi dei sacerdoti e gli scribi lo interrogavano, Pietro per tre volte lo rinnegò affermando di non conoscerlo. Gesù rimase solo, i suoi lo abbandonarono, tutti gli furono contro e vollero la sua morte in croce. L’unico che si fece vicino, anche se per imposizione, fu Simone di Cirene che incrociando il suo cammino con quello di Gesù fu costretto a portare la sua croce.

Nel momento in cui stava per morire, Gesù sperimentò umanamente una solitudine estrema che, come attestano i vangeli di Matteo e Marco, lo portò a dire: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?

Anche in un momento difficile come questo, la pandemia che sembra non riusciamo a mettere alle nostre spalle, la situazione drammatica in Ucraina, morti, distruzione, povertà, persone costrette a fuggire dalla loro terra, il Vangelo continua a risuonare come buona notizia. Gesù ha sperimentato la solitudine umana, e ora più di ogni altro comprende la nostra paura, smarrimento, sfiducia, sofferenza e, come dicevamo, solitudine. Lui, il risorto, il vivente, sta accanto a noi, ci accompagna e ci insegna come ripetere, non solo con le parole ma con la concretezza della vita, la preghiera che lui stesso pronunciò sulla croce: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Come ben sappiamo, queste parole appartengono ad un salmo, che poi prosegue dicendo Padre nelle tue mani consegno il mio spirito.

È ciò che vogliamo vivere, abbandonandoci alle mani di un Padre buono, del quale ci fidiamo e dal quale vogliamo lasciarci condurre in queste giornate di buio, sperando di uscirne prima possibile, ciascuno facendo la propria parte, con la preghiera per la pace, con la generosità e la gratuità, con la sensibilità e l’attenzione verso chi si trova nel bisogno.

Auguro a tutti di camminare con Gesù nella passione e morte, per condividere con lui la gioia della risurrezione a Pasqua.