CAMMINARE INSIEME SULLA VIA DEGLI ULTIMI

Dal 20 al 23 giugno u.s. si è svolto a Rho (MI), presso il Centro Congressi Stella Polare, il 42° Convegno Nazionale delle Caritas Diocesane “Camminare insieme sulla via degli ultimi”.  Hanno partecipato circa 160 diocesi tra cui la nostra e 650 persone, tra direttori e collaboratori di Caritas diocesane e di Caritas Italiana. Della nostra diocesi hanno partecipato al Convegno il diacono Ruggiero Serafini e il diacono Sergio Ruggieri.

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 Dal 20 al 23 giugno u.s. si è svolto a Rho (MI), presso il Centro Congressi Stella Polare, il 42° Convegno Nazionale delle Caritas Diocesane “Camminare insieme sulla via degli ultimi”.

 Hanno partecipato circa 160 diocesi tra cui la nostra e 650 persone, tra direttori e collaboratori di Caritas diocesane e di Caritas Italiana. Della nostra diocesi hanno partecipato al Convegno il diacono Ruggiero Serafini e il diacono Sergio Ruggieri.

 

Il convegno ha avuto inizio con il saluto delle autorità civili e religiose. L’Arcivescovo di Milano S.E. Mons. Malpighi ha donato agli operatori delle Caritas tre parole: riconoscenza, gratitudine per quello che le Caritas diocesane fanno; Giudizio critico, il giudizio sull’operato che le Caritas sono chiamate a compiere; Fiducia, che è la virtù che hanno i cristiani di educare, la capacità di trarre anche dai problemi delle soluzioni, di trarre dalle povertà delle risorse, di trarre anche dalle persone fragili dei protagonisti delle loro storie.

Le giornate del convegno sono iniziate con preghiera e con la meditazione di un brano della Sacra Scrittura affidata alla pastora Battista Lidia Maggi, la quale ha spiegato i brani scelti tenendo presenti le indicazioni del papa: la via degli ultimi, il vangelo e la creatività.

Mons. Pierangelo Sequeri, teologo e musicologo, ha aperto lo sguardo sulla società in cui noi tutti viviamo e ha osservato che stiamo vivendo in una società secolarizzata senza guida morale, una società che fa a meno di essere guidata dalle religioni e questo è un inedito, dice Mons. Sequeri, perché non è mai successo nella storia di questo pianeta.  Questo potrebbe anche significare, continua Mons. Sequeri, che Dio ha pensato a noi come testimoni del Vangelo, sapendo di ricevere la forza dal legame indissolubile che abbiamo con Gesù.  A noi il compito di capire come si forma la comunità di cristiani, come si fa a dare testimonianza credibile, come si rende visibile la missione dell’annuncio del vangelo che Gesù ci ha affidato. Non è facendo riti, preghiere, digiuni e opere di carità, tutto secondo le regole, che si ottiene l’apertura del Regno di Dio per gli uomini, ma è saperlo cercare per adorarlo in Spirito e Verità. Ci viene chiesto, inoltre, di operare con una creatività sempre rinnovata, ovvero capire con fatica il lavoro che c’è da fare per trovare la strada. Facendo questo si impara molto e si aprono le idee per affrontare l’inedito. La comunità dovrà essere attenta ad aiutare i giovani ad emergere, ad apprezzare il loro lavoro e le loro idee e aiutarli a trovare la strada per mettere a frutto i loro progetti nei confronti delle comunità, perché la loro presenza e il loro aiuto portano la comunità a diventare un’opera di vita e non semplicemente uno scarabocchio perché tale rimarrebbe.

  1. Em. Card. Matteo Zuppi arcivescovo di Bologna e presidente della CEI nel suo saluto introduttivo del convegno dice con vigore:

“La Caritas è la chiesa, essa non è l’agenzia esterna a cui la chiesa affida in qualche modo la carità. La Caritas è LA CHIESA. E voi siete la manifestazione di qualcosa che poi trova, ovviamente delle forme, delle responsabilità, degli strumenti, dei luoghi, delle iniziative, dei pensieri. Ma mi raccomando coinvolgete TUTTA LA COMUNITA! “

Mons. Carlo Roberto Maria Redaelli, arcivescovo di Gorizia e presidente di Caritas Italiana, sottolinea quanto ci ha detto papa Francesco circa le tre vie che devono caratterizzare il cammino di Caritas italiana: la via degli ultimi, quella del Vangelo e quella della creatività, “camminare insieme sulla via degli ultimi” con lo spirito e lo stile del Vangelo e con la creatività.

Non può essere così: una comunità cristiana senza la realtà dei poveri non è una comunità secondo il Vangelo. I poveri vanno ascoltati non come persone esterne, magari da consultare a mo’ di sondaggio per vedere che cosa pensano della Chiesa (o forse anche della Caritas…), ma come fratelli e sorelle che con noi – per usare un’espressione cara a papa Francesco – sono “sulla stessa barca” della vita. Altrimenti sarebbero solo strumentalizzati per i nostri sondaggi, le nostre ricerche – pure utilissime – il nostro desiderio di vedere se e quanto siamo bravi.

A loro volta anch’essi sono chiamati ad ascoltarci in un dialogo che sia segno di reale accoglienza reciproca, di un darsi la mano per camminare insieme sulle strade della vita, di una maturazione condivisa verso una società più giusta e libera.

S.E. Mons. Valentino Bulgarelli Sottosegretario della Conferenza Episcopale Italiana ha parlato del cammino sinodale della chiesa cattolica, argomenti a noi cari e condivisi nel sinodo che la nostra chiesa ha celebrato pochi anni fa mettendo in evidenza alcune caratteristiche della comunità cristiana rinnovata:

“C’è ancora tanta voglia di parrocchia, non come quella che è adesso impostata sul fare, ma di una comunità capace di camminare insieme che ascolta senza giudicare, capace di accogliere, di tessere relazioni e di prendersi cura dei più fragili, di agire e collaborare con la co-responsabilità tra laici e clero. […] La Parrocchia non deve mai perdere di vista la risurrezione che è la finalità della comunità cristiana, di un Dio che cammina sempre con noi nella vita. […] L’iniziazione cristiana non può essere solo un ufficio pastorale, ma è un lavoro da fare insieme, è imparare a mettere insieme l’esperienza di tutti e non gestire un piccolo potere.”

Il prof. Leonardo Becchetti, docente di Economia Politica all’Università Tor Vergata di Roma ha fatto il punto della situazione sulla economia e sul rapporto Chiesa-Caritas alle prese con la sfida di un’economia giusta (gestione dei servizi, economia circolare, sostenibilità).

Il Convegno ha dato spazio ai giovani, i quali si sono incontrati in una tavola rotonda moderata dal giovane giornalista Luca Cereda.

Si avverte un reale desiderio di aprirsi ai giovani e renderli protagonisti delle Caritas Diocesane. Quando si parla dei giovani si parla sempre del futuro che verrà, ma i giovani sono già presenti. Tutti i progetti sono fatti per i giovani, ma mancano ancora i progetti con i giovani per coinvolgerli e per aiutarli ad assumere alcune responsabilità, cosa che è non sempre facile. Ogni giovane porta con sé una rete che è fatta di sguardi, di relazioni, di competenza, di percorsi che a volte sono davvero sfaccettati e fatti di tante sfumature.

Lo spazio di Young Caritas non è uno spazio che va a sostituire quello di alcuni ma uno spazio che si affianca. I giovani guardano e ascoltano con occhi e orecchie diversi il mondo e chiedono di aver fiducia in loro per mettere a frutto le loro intuizioni, la loro spontaneità, tenendo presente che il rischio fa parte del mestiere e che a volte è necessario per riuscire ad aprire gli spazi dell’inedito. Non si parla di rinnovamento, di evoluzione, di sviluppo, ma di creatività delle Caritas che sappia recuperare gli ultimi invece di lasciarli indietro. Per questo la creatività non è solo ad appannaggio dei giovani, ma è una possibilità di protagonismo reale che i giovani hanno per essere autori delle scelte che li riguardano, di nutrirle con esperienze positive fondate anche da follie creative in grado di aprire realmente la strada, il futuro ma per essere creativi ci vuole coraggio, il coraggio di osare.

Il sig. Vincenzo Linarello presidente del consorzio GOEL ha portato una testimonianza forte dalla Locride una vita dedicata al prossimo, alla resistenza e alla liberazione da quella che è un cancro non solo della Calabria ma di tutta Italia. Nel 2003 con il vescovo Giancarlo Bregantino hanno dato vita a un progetto di riscatto chiamato GOEL fondato sulla fede nella risurrezione e nella certezza che un giorno primo o poi la Calabria sarà una regione libera. Questo sogno è possibile realizzando sistemi di vita e di lavoro alternativi e sostenendo la comunità dalle intimidazioni con diverse attività avendo la consapevolezza che la depressione sociale è un potente strumento di controllo sociale in quanto, dice Vincenzo Linarello, che un popolo depresso è un popolo sottomesso, è un popolo che non spera nel cambiamento. Mentre un popolo che spera è un popolo indomabile.

Il direttore di Caritas Italiana don Marco Pagniello, in conclusione, ripercorre le tappe del convegno dove lo Spirito Santo è stato creatore e creativo. Il Direttore di Caritas italiana non fa delle conclusioni del convegno, ma ci invita a riportare quanto ascoltato in questi giorni nelle nostre comunità e a realizzare dei progetti che rendano le Caritas cooperanti sul territorio. Noi siamo chiamati ad annunciare il regno di Dio e le opere devono essere uno strumento per annunciare il regno di Dio. Siamo chiamati a vivere la complessità partendo dai poveri.