«RECUPERIAMO LA GIUSTA RELAZIONE DI CREATURE VERSO IL CREATORE, DIO, E LE ALTRE CREATURE, NOSTRI FRATELLI E SORELLE»

Omelia dell’Arcivescovo nella Santa Messa della I Domenica di Quaresima. Barletta, 18 febbraio 2024,  Concattedrale, diretta televisiva su RaiUno

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«RECUPERIAMO LA GIUSTA RELAZIONE DI CREATURE VERSO IL CREATORE, DIO, E LE ALTRE CREATURE, NOSTRI FRATELLI E SORELLE»

 

Desidero rivolgere un saluto caro a tutti voi, qui presenti, e a coloro che da casa sono uniti a noi in preghiera. Un saluto particolare all’Azione Cattolica di questa Diocesi di Trani-Barletta-Bisceglie che oggi è radunata per l’Assemblea elettiva. La accompagniamo con la nostra preghiera e chiediamo al Signore che ogni comunità parrocchiale e ogni presbitero riconosca e promuova il suo prezioso servizio.

Mercoledì scorso, mercoledì delle ceneri, è iniziata la Quaresima, un itinerario che ci accompagna e ci prepara alla Pasqua. Un tempo di cambiamento interiore e di ritorno a Dio.

Il vangelo di oggi ci propone il racconto di Gesù spinto dallo Spirito Santo nel deserto dove rimane quaranta giorni, sperimenta umanamente le tentazioni di satana, vive un tempo di prova, di fatica, di combattimento. Dice Papa Francesco nel suo messaggio per la Quaresima 2024: Gesù “è stato spinto dallo Spirito nel deserto per essere provato nella libertà… Il deserto è lo spazio in cui la nostra libertà può maturare in una personale decisione di non ricadere schiava”.

La nostra vita è come questo deserto. Ci sono le bestie selvatiche: sono i poteri del mondo dove la grandezza è identificata con la forza, con la guerra, con la sopraffazione, con l’abuso di ogni genere verso i fratelli, le sorelle e verso il creato… E ci sono gli angeli: creature spirituali inviate da Dio, ma anche creature corporee, tante belle persone con le quali condividiamo le nostre giornate, ci sostengono e ci accompagnano verso una vita piena, verso un mondo di pace, di rispetto e di accoglienza reciproca, dove vivere come servitori degli altri e custodi del creato. E noi, ci lasciamo condizionare dalle bestie selvatiche oppure ci affidiamo alla compagnia degli angeli per essere sempre di più somiglianti a Gesù?

Nei quaranta giorni vissuti nel deserto, ci raccontano gli altri evangelisti, Gesù digiuna. È importante comprendere bene il significato spirituale di questa pratica quaresimale perché ci aiuti ad impostare o reimpostare la rotta della nostra vita, a posizionarci correttamente nei confronti di noi stessi, degli altri e di Dio.

Ricordiamoci, prima di tutto, che la vita non siamo noi a produrla o a donarcela. L’abbiamo ricevuta in dono il giorno che siamo stati concepiti, e abbiamo bisogno di continuare a riceverla. In questo senso, l’atto del mangiare ci ricorda che la vita non la produciamo, la riceviamo. Per rimanere in vita abbiamo bisogno di mangiare.

Quando digiuniamo, cioè non mangiamo, affermiamo che la vita, in verità, la riceviamo non dal pane, di cui pur abbiamo bisogno quotidianamente, ma dall’alto, da Dio. La consapevolezza da recuperare con il digiuno è il nostro essere creature e non creatori. Il creatore è solo Dio. Da lui abbiamo ricevuto e continuiamo a ricevere vita. Siamo creature, figli di un unico Padre e, per questo, fratelli tra di noi.

Il digiuno, allora, non è solo un privarci del cibo per sperimentare un disagio, la fame, da offrire a Dio come sacrificio, è molto di più: è recuperare la giusta relazione di creature verso il Creatore, Dio, e le altre creature, nostri fratelli e sorelle.

Terminati i quaranta giorni Gesù, dopo l’arresto di Giovanni, annuncia la buona notizia: “il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo”.

Abbiamo bisogno di conversione e di vivere la nostra vita secondo il Vangelo.

Abbiamo bisogno di persone di comunione, di servizio, dedite alla costruzione di relazioni buone, di legami fraterni.

Abbiamo bisogno del cammino sinodale e della fase sapienziale che, in questo anno pastorale, in comunione con tutte le Chiese che sono in Italia stiamo vivendo.

Abbiamo bisogno di interrogarci sulla conversione da vivere per compiere autentiche e concrete scelte per le nostre comunità in sintonia con i suggerimenti dello Spirito.

Abbiamo bisogno, consapevoli dei tanti problemi, preoccupazioni e angosce che segnano profondamente questo tempo, insieme al deficit di speranza che spesso abita il cuore di molte persone, di seguire le parole di Papa Francesco per questa Quaresima: “abbracciamo il rischio di pensare che non siamo in un’agonia, bensì in un parto; non alla fine, ma all’inizio di un grande spettacolo”.

Nella Quaresima, ci ricorda ancora Papa Francesco, troviamo nuovi criteri di giudizio e una comunità con cui inoltrarci su una strada mai percorsa”.

Solo la conversione del cuore ci dona nuovi e veri criteri per vedere e valutare la realtà, e ci spinge ad essere parte di una comunità con la quale camminare con coraggio su una strada nuova che lo Spirito vuole farci conoscere. È proprio su questa strada, e solo su questa strada che tutti insieme desideriamo camminare. Auguro a tutti un buon cammino quaresimale.