«SENTIRSI E VIVERE COME POPOLO DI DIO»

Omelia dell'Arcivescovo nella Festa della Chiesa Diocesana, secondo appuntamento del Convegno Pastorale Diocesano

Facebooktwitterpinterestlinkedinmail

«SENTIRSI E VIVERE COME POPOLO DI DIO»

 

Omelia dell’Arcivescovo nella Festa della Chiesa Diocesana, secondo appuntamento del Convegno Pastorale Diocesano

 

Desideriamo essere coinvolti; desideriamo una chiesa-casa; desideriamo una casa, non un condominio; desideriamo camminare insieme; desideriamo carismi condivisi. Oggi, festa della dedicazione della nostra chiesa cattedrale, vi invito a pregare perché questi desideri, che abbiamo espresso e raccolto negli Orientamenti Pastorali 2020-2023, possano, con l’aiuto del Signore, trovare concretizzazione nella vita della diocesi.

Sentirsi e vivere come popolo di Dio: sacramento di comunione, è l’orizzonte delineato per questo anno pastorale dai nostri Orientamenti Pastorali. Nella Chiesa, intesa come ‘sacramento’ della comunione con Dio e di tutto il genere umano, siamo chiamati, con l’aiuto dei sacramenti e soprattutto dell’eucaristia, a vivere relazioni spinte fino alla comunione. La prima e necessaria condizione perché il Signore possa realizzare quello che gli domandiamo, è proprio la comunione tra di noi. Lo sappiamo, senza questa non possiamo andare da nessuna parte. Ringrazio tutti coloro, e credo siano veramente tanti, che danno testimonianza di maturità e impegno personale perché la nostra Chiesa risulti più bella e abbia il sapore della casa. Ringrazio tutti coloro che mettono in pratica le parole pronunciate qualche giorno fa da Papa Francesco: “Non sprecate il tempo prezioso in chiacchiere, diffidenze e contrapposizioni. Per favore, non sprecate il tempo (Discorso di Papa Francesco ai membri di Comunione e Liberazione, 15 ottobre 2022). Chiedo di continuare a pregare per quelli che, al contrario, si adoperano, come si dice, per mettere il bastone tra le ruote. Si, purtroppo ci sono sempre quei pochi che, in modo costante, lamentoso, a volte aggressivo, pettegolano, seminano cattiverie e falsità, sparlano e scrivono non so con quale obiettivo, certamente con il risultato di far perdere tempo a chi è impegnato nel servire la crescita di questa comunità diocesana. Speriamo che finiscano questo carburante al più presto e, soprattutto, speriamo che il Signore li aiuti ad avere cuore puro e sguardo nuovo.

Lunedì scorso abbiamo aperto il convegno pastorale diocesano ascoltando la relazione del Presidente del Cammino sinodale delle Chiese in Italia, Mons. Castellucci. È stato un momento molto bello, eravamo tanti, motivati, gioiosi e coinvolti anche se, e questo dispiace, risulta che tanti altri non abbiano potuto partecipare perché non lo sapevano, o perché impegnati in altre attività pastorali in sovrapposizione al convegno diocesano.

Papa Francesco in relazione al cammino sinodale, citando padre Yves Congar, ha detto che “Non bisogna fare un’altra Chiesa, bisogna fare una Chiesa diversa”. A questo proposito mi ha colpito una considerazione del Vescovo Erio quando diceva che a livello diocesano e nazionale, nel primo anno di cammino sinodale, è emerso con chiarezza il desiderio di avviare una nuova esperienza di Chiesa. C’è il desiderio, anche tra noi, di una Chiesa che somigli alla “casa di Betania”, aperta a tutti, dove ognuno si senta accolto e corresponsabile, dove la cura vicendevole e la comunione siano impegno e desiderio che sostengano il camminare insieme dietro l’unico maestro, il Signore Gesù.

Come ha indicato la Conferenza Episcopale Italiana, anche noi a partire da sabato prossimo, inizieremo l’ascolto nei gruppi sinodali in rapporto a tre ambiti particolari, chiamati cantieri di Betania. Questo ascolto proseguirà durante l’anno pastorale insieme a tutte le chiese che sono in Italia.

Il primo cantiere riguarda la formazione e la corresponsabilità degli operatori pastorali. A questo proposito annuncio, sulla base del percorso iniziato lo scorso anno con la bella esperienza formativa della Grammatica dell’accompagnare, una nuova proposta, La grammatica del discernere, che porterà a completamento quanto già avviato.

Il secondo cantiere è quello delle strutture. Nei prossimi mesi procederemo con il rinnovo degli organismi di partecipazione (consigli pastorali e per gli affari economici) a livello parrocchiale, zonale e diocesano. Siano sempre di più luoghi di sinodalità e corresponsabilità, scuole di ascolto e discernimento, promotori e animatori di comunità. Inoltre, sarà molto importante ascoltarci per comprendere come le strutture materiali non siano fonte di ansia e preoccupazione ma possano essere realtà capaci di accogliere Gesù e di testimoniarlo, nell’attuale contesto, segnato da tante incertezze e problematiche legate all’economia, alla crisi energetica, alla pace non sempre cercata e, spesso, sacrificata agli interessi di pochi. Continuiamo a sentirci accompagnati dalla speranza che deriva dalla fede e sostenuti dall’aiuto della Provvidenza.

Il terzo cantiere riguarda i “mondi” da incontrare. Riprenderemo l’ascolto, iniziato lo scorso anno, di una serie di ambiti come povertà, giovani, arte, politica…

Questa sera mi piace richiamare le parole che alcuni giorni fa, l’11 ottobre, in occasione del 60° anniversario dell’inizio del Concilio Ecumenico Vaticano II, Papa Francesco ha pronunciato nell’omelia della messa celebrata in San Pietro. Riporto alcuni passaggi perché diventino motivo di riflessione e preghiera:

“Riscopriamo il Concilio per ridare il primato a Dio, all’essenziale: a una Chiesa che sia pazza di amore per il suo Signore e per tutti gli uomini, da Lui amati; a una Chiesa che sia ricca di Gesù e povera di mezzi; a una Chiesa che sia libera e liberante …

La Chiesa sia abitata dalla gioia. Se non gioisce smentisce sé stessa, perché dimentica l’amore che l’ha creata. Eppure, quanti tra noi non riescono a vivere la fede con gioia, senza mormorare e senza criticare? Una Chiesa innamorata di Gesù non ha tempo per scontri, veleni e polemiche. Dio ci liberi dall’essere critici e insofferenti, aspri e arrabbiati. Non è solo questione di stile, ma di amore, perché chi ama, come insegna l’Apostolo Paolo, fa tutto senza mormorare (cfr Fil 2,14) …

Stare nel mondo con gli altri e senza mai sentirci al di sopra degli altri, come servitori.

Tutti, tutti insieme. Il Concilio ci ricorda che la Chiesa, a immagine della Trinità, è comunione (cfr Lumen gentium, 4.13). Il diavolo, invece, vuole seminare la zizzania della divisione. Non cediamo alle sue lusinghe … Il Signore non ci vuole così: noi siamo le sue pecore, il suo gregge, e lo siamo solo insieme, uniti”.

In conclusione, mi pare di poter dire che riscoprire il Concilio non è prima di tutto un impegno intellettuale, da studiosi, anche se questo aspetto ha la sua preziosa importanza. Riscoprire il Concilio è piuttosto un’operazione di giustizia, di amore. Si tratta di ridare a Dio e all’essenziale il primato. C’è bisogno di donne e uomini di comunione e dell’aiuto dello Spirito perché possiamo diventare per davvero una Chiesa pazza di amore per il suo Signore e per tutti gli uomini; una Chiesa ricca di Gesù e povera di mezzi; una Chiesa libera e liberante; una Chiesa abitata dalla gioia; una Chiesa nel mondo con gli altri senza mai sentirsi al di sopra degli altri; una Chiesa, a immagine della Trinità, comunione.

Buona festa nell’anniversario della dedicazione della Cattedrale.

Buona prosecuzione del convegno pastorale diocesano.

 

Barletta, 20 ottobre 2022,   Concattedrale,

 

Omelia Arcivescovo nella Festa della Chiesa Diocesana