«SIATE PRESBITERI DI PREGHIERA E DI MISERICORDIA» – l’omelia dell’Arcivescovo nella concelebrazione eucaristica di ordinazione presbiterale dei diaconi Felice Musto e Michele Piazzolla

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«SIATE PRESBITERI DI PREGHIERA E DI MISERICORDIA»

Omelia dell’Arcivescovo nella concelebrazione eucaristica di ordinazione presbiterale dei diaconi Felice Musto e Michele Piazzolla

 

Bisceglie, 15 ottobre 2022, Chiesa di San Giuseppe

Vespri della XXIX Domenica del tempo ordinario – Anno C

2022.10.15.Omelia Arcivescovo ordinazioni presbiterali

 

L’insegnamento che ci offre il racconto della battaglia di Giosuè contro Amalèk, sostenuta dalla preghiera di Mosè, viene in qualche modo ripreso dalla parabola, proposta da Gesù nel vangelo, sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi. La preghiera è una necessità vitale, è il respiro dell’anima, è l’ossigeno senza il quale non è possibile vivere, non un semplice esercizio, magari facoltativo, di attività spirituale … per stare meglio. Pregare sempre, senza interruzione, anche quando ci sembra di non essere esauditi e la stanchezza o la noia vogliono indurci a rinunciare. È un insegnamento per tutti. E voi, cari Felice e Michele, accoglietelo come tesoro da spendere tutti i giorni nel ministero presbiterale a servizio della chiesa e del mondo intero.

Nella parabola c’è un giudice duro, ingiusto e ateo che cerca solo il proprio interesse. Il motivo che lo muove a fare giustizia nei confronti di una povera vedova non potrebbe essere più volgare: vuole essere lasciato in pace, vuole farla finita con un’insistenza tanto seccante per ciò che, semplicemente, sarebbe suo dovere.

Ci viene da pensare a quelle volte che ci indisponiamo perché qualcuno ci chiede delle cose e deve insistere, quasi a implorare una grazia, quando in realtà sarebbe un nostro preciso dovere offrirgli ciò che ci domanda. Signore aiutaci a guardare l’altro come un fratello e una sorella dei quali prenderci cura e non degli importuni dei quali sbarazzarci per non sentirli più; aiutaci a non diventare duri, ingiusti e atei nelle relazioni. Signore aiuta noi preti a vivere sempre al servizio della nostra gente e, con amore, a prenderci cura soprattutto di coloro che maggiormente hanno bisogno di vicinanza, di sostegno e accompagnamento perché deboli, fragili. Aiutaci a rispettare tutti e a non trattare male alcuno, mai. Non ci è permesso, non lo vogliamo. Ricordaci che siamo inviati da te, nel tuo nome, a testimoniare il volto misericordioso di Dio, a costruire pace, solo pace!

Se un uomo iniquo come il  giudice della parabola, alla fine si decide a fare giustizia, tanto più Dio nei confronti dei suoi eletti, senza farli aspettare a lungo farà loro giustizia.

Il testo vuole ricordarci che Dio non è un uomo e non è iniquo, per questo possiamo e dobbiamo confidare in lui, sempre, in ogni situazione di vita, con la consapevolezza di rivolgerci a un padre buono che vuole il nostro bene, ci ascolta, si interessa, ci aiuta.

La preghiera, allora, non può essere il tentativo di piegare la volontà di Dio alla nostra. Se veramente ci fidiamo di lui e crediamo che desidera solo il nostro bene, non ci resta che affidarci e lasciare che i nostri progetti, i nostri desideri, le nostre vite siano sempre più trasformati secondo il suo cuore. Felice e Michele, siate sempre, nella disponibilità dell’obbedienza, liberi nel cercare la volontà di Dio e generosi nel concretizzarla, secondo la modalità della vocazione presbiterale. Liberi da progetti vostri, personali, che ostacolano il progetto del Regno di Dio. Liberi da voi stessi per essere a servizio dello Spirito Santo che è servizio ai fratelli e alle sorelle. Liberi per essere come l’ago della bussola per lasciarvi orientare soltanto dalla volontà di Dio e dalle necessità che il servizio vi domanda. Non lasciatevi contaminare dalla mentalità e dagli atteggiamenti di chi ha dimenticato il valore e la bellezza dell’obbedienza, di chi si accontenta di averla dichiararla il giorno dell’ordinazione e segue poi altre logiche.

Dunque, la nostra preghiera continua, senza stancarci, non vuole convincere Dio o piegarlo alle nostre richieste, è piuttosto preghiera che ci aiuta a ben disporci nei riguardi di ciò che il Padre celeste è disposto a donarci secondo il suo cuore e per il nostro bene. Inoltre, questa preghiera, quando è autentica, è sorgente di impegno per cominciare a fare quello che chiediamo. Se preghiamo per la pace cominceremo ad essere uomini e donne di pace, se preghiamo per una situazione che non va bene, cominceremo a fare quello che ci sarà possibile per superarla; se preghiamo per un nostro difetto, ci impegneremo a combatterlo; se preghiamo per la nostra chiesa, per il nostro vescovo, per il nostro presbiterio, cominceremo ad essere di aiuto in modo generoso, autentico e gratuito.

La parabola, oltre a rivelare il volto di Dio parla anche di noi. Nella persona della vedova, ci ricorda che la nostra condizione è quella del povero e anche la nostra preghiera non può che essere preghiera del povero. Non dimentichiamolo, siamo creature, fragili, povere e non possiamo che confidare in Dio. Tutti, anche e soprattutto noi preti, siamo poveri per i poveri e apparteniamo ad una chiesa povera per i poveri, come indicato dai nostri Orientamenti Pastorali all’inizio del cammino triennale che quest’anno andremo a completare.

Cari Felice e Michele, abbiate sempre una particolare attenzione e amore per le persone più fragili e bisognose, ma fatelo da poveri, cioè gratuitamente, in modo disinteressato, come Gesù che si è fatto povero per arricchirci. Gesù non ha considerato un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, non ha curato i suoi interessi, le sue comodità, restando lontano dagli uomini e dalle donne. Si è incarnato e si è speso per noi, senza guadagnare nulla, fino a morire per la nostra salvezza. Noi preti non possiamo che essere come Gesù, poveri perché attenti agli altri, perché spendiamo tutto per loro, non a tempo parziale come quando si lavora in un ufficio. Il nostro non è un lavoro svolto in una azienda. Non possiamo dare cattiva testimonianza perché troppo interessati a noi stessi. Lo sappiamo bene che non possiamo. Conosciamo bene il vangelo che ci chiama ad essere servi inutili; non cerchiamo un utile, un guadagno per noi, non ci preoccupiamo di accumulare beni materiali, di avere una macchina costosa, di vestirci con capi di marca, magari con scarpe che costano quanto prendono mensilmente molti pensionati, di spendere soldi per tagli di capelli all’ultima moda. Voglio soltanto dire che, lo sappiamo, tutto questo non ci appartiene, non ci interessa, e non interessa nemmeno alla nostra gente che da noi si aspetta ben altro.

Come ci ricordano i nostri Orientamenti Pastorali, e da questi, carissimi Felice e Michele, sentitevi seriamente interpellati perché sono la voce, il desiderio, l’impegno della nostra famiglia diocesana che vuole una chiesa con il sapore della casa e case con il profumo della chiesa: c’è desiderio di una chiesa che sia casa di comunione dove si cammina tutti insieme; una chiesa che ha cura particolare delle famiglie e dei giovani; una chiesa che diventi sempre più povera per i poveri.

Tutti preghiamo per voi perché siate presbiteri, uomini di preghiera, a servizio della nostra gente, generosi nell’obbedienza perché liberi di spendervi per gli altri, con un cuore indiviso che ama tutti attraverso la scelta del celibato, poveri per i poveri. Tutti preghiamo perché sappiate dare il vostro contributo.

Concludo con le parole che Papa Francesco ha rivolto a trecento giovani pellegrini del Belgio ricevuti in udienza proprio pochi giorni fa, credo possano andar bene anche per voi, giovani presbiteri: “Non abbiate paura! Siate creativi, fantasiosi; sollevate lo sguardo per affrontare le sfide della vita! Non stancatevi mai di essere portatori del Vangelo dovunque andate. So che siete generosi, pieni di entusiasmo, pronti a conquistare il mondo. Non fatevi distrarre dalle cose banali della vita, e ce ne sono molte. Concentratevi sull’essenziale, che scaturisce dall’amicizia con Gesù Cristo”.

 

2022.10.15.Omelia Arcivescovo ordinazioni presbiterali