«VERSO UNA NUOVA ESPERIENZA DI CHIESA. SAN CATALDO CI AIUTERA’»

L’omelia dell’Arcivescovo nella Solennità di San Cataldo - Corato, domenica 21 agosto 2022

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«VERSO UNA NUOVA ESPERIENZA DI CHIESA. SAN CATALDO CI AIUTERA’»

L’omelia dell’Arcivescovo nella Solennità di San Cataldo

Corato, domenica 21 agosto 2022

 

La liturgia della parola di questa domenica, nella solennità di San Cataldo, patrono della nostra città di Corato, attraverso la voce del profeta Isaia, ci ricorda che Dio vuole radunare tutte le genti e tutte le lingue perché vedano la sua gloria, nessuno deve sentirsi escluso o straniero.

È la volontà di un Padre buono, dal cuore grande e misericordioso, che si prende cura di tutti noi, ci sostiene, ci accompagna, ci chiama. Qualche volta, afferma la lettera agli Ebrei, ci corregge, proprio perché figli. Anche se questo dovesse farci soffrire, aggiunge l’autore sacro, non dobbiamo disprezzare la correzione né perderci d’animo perché ciò che Dio vuole è donarci frutti di pace e di giustizia.

Il vangelo di San Luca appena proclamato, continua a parlarci della salvezza, cioè della chiamata di Dio rivolta a tutti gli uomini perché raggiungano il fine, l’obiettivo della loro esistenza: la pienezza della vita, la gioia e la realizzazione di tutto ciò che di buono e di bello è presente nel loro cuore; la capacità di ricevere e donare amore; la possibilità di vivere la comunione con Dio e con il prossimo. Con una immagine Gesù sintetizza tutto ciò parlando della salvezza come la partecipazione ad una mensa, ad un grande banchetto nel regno di Dio.

Come abbiamo ascoltato, un tale chiede a Gesù: “Signore, sono pochi quelli che si salvano?”. La domanda esprime uno dei temi allora dibattuti: alcuni sostenevano che tutti gli ebrei, per il semplice fatto di appartenere al popolo eletto si sarebbero salvati; altri, invece, affermavano che la salvezza avrebbe riguardato solo pochi.

Più che ragionare sulla quantità, Gesù invita all’impegno concreto: bisogna sforzarci di entrare per la porta stretta. Molti cercheranno di entrare ma non ci riusciranno.

Fermiamo un momento la nostra attenzione su queste parole che ci invitano a prendere sul serio la vita e a superare le difficoltà che incontriamo nel mettere in pratica il vangelo. La porta di accesso alla salvezza, in modo figurato, è stretta. È stretta perché tante volte siamo noi ad essere larghi, con le nostre mancanze, le infedeltà, gli egoismi. Ed è ancora più stretta per coloro che sono gonfi di orgoglio, operatori di ingiustizia, irrispettosi verso il prossimo, pieni del loro rifiuto di vivere relazioni di amore.

Il cammino che stiamo vivendo come comunità ecclesiale, con insistenza ci sprona a camminare insieme, condividendo la strada con l’intera famiglia umana.

Pensavo che proprio questa “cassa armonica”, messa a servizio della celebrazione della messa, ci permette di richiamare alcuni riferimenti essenziali del cammino sinodale, elementi necessari per passare attraverso la porta stretta citata nel vangelo: prima di tutto non possiamo dimenticare che, come avviene in una orchestra, anche noi chiesa facciamo riferimento ad un unico maestro, Gesù (immaginiamo cosa succederebbe in un’orchestra, come a volte accade nella chiesa, se qualche suo componente si improvvisasse direttore e si mettesse anche lui a dirigere portando dietro di sé un certo numero di orchestrali); un secondo elemento è il fatto che ogni vita, come ogni spartito musicale, pur essendo diversa dalle altre è chiamata ad essere vissuta in comunione con loro per dar luogo a sintonie e ad una straordinaria sinfonia (non è pensabile che ognuno suoni per conto proprio, privatisticamente, il suo spartito, la propria vocazione, magari cercando di emergere sugli altri per mettere in mostra se stesso); infine, potremmo dire che il concerto della messa e del cammino sinodale è qui, nello stare tutti insieme, secondo le indicazioni della Segreteria del Sinodo e della CEI, non ha senso andare a suonare per conto proprio in una qualche realtà ecclesiale, in una confraternita o, magari in una parrocchia come laici o come preti.

I “gonfi”, che hanno il cuore indurito e contagiano anche altri con il loro cattivo esempio, sono  quelli che si isolano; che scelgono di chiudersi procedendo da soli e rinunciando alla comunione con il resto della comunità ecclesiale; che decidono di non camminare con gli altri perché non si fa come dicono loro. San Cataldo aiuti tutti noi ad imboccare la strada della conversione altrimenti, come dice Gesù, questa porta stretta rischia di chiudersi e non sarà possibile partecipare, anche qui in modo figurato, alla mensa del regno di Dio, cioè alla vita piena, alla gioia del paradiso dove “vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi”.

Permettetemi di ricordare, per affidarlo all’intercessione di San Cataldo, Patrono della nostra città, un passaggio di ciò che ho condiviso all’ assemblea diocesana di fine anno pastorale. Nel maggio 2021, i Vescovi italiani, rispondendo all’invito di Papa Francesco, hanno avviato con tutte le Diocesi un percorso sinodale. Tutti sono stati invitati a partecipare attraverso una consultazione ampia e capillare nel biennio 2021-2023.

È diventato sempre più chiaro il desiderio di avviare una nuova esperienza di Chiesa. Prima ancora dei documenti, sarà questa stessa esperienza di “cammino” a farci crescere nella “sinodalità”, a farci vivere cioè una forma più bella e autentica di Chiesa.

Emerge il desiderio di una Chiesa come “casa di Betania” aperta a tutti: Una Chiesa che ha il sapore della casa, dice il titolo dei nostri Orientamenti Pastorali diocesani. Il  prossimo anno, con tutte le chiese che sono in Italia apriremo, così sono stati chiamati, tre cantieri.

Il primo riguarderà l’ascolto di quegli ambiti che sembrano essere rimasti in silenzio o inascoltati nell’anno appena passato.

Il secondo cantiere parte dalla convinzione che le comunità cristiane attraggono quando si configurano come “case di Betania”. Emerge il desiderio di una Chiesa che abbia come modello di riferimento quello familiare più che quello aziendale. Per questo sarà importante ascoltarci sull’effettiva qualità delle relazioni comunitarie e sull’ esperienza di fraternità e di partecipazione corresponsabile come spinta alla missione.

Sarà importante esaminare anche la questione degli spazi di corresponsabilità femminile all’interno della comunità cristiana.

Il terzo cantiere riguarderà l’ascolto e il confronto sul come è possibile, nei vari servizi ecclesiali, vincere l’affanno e radicare meglio l’azione nell’ascolto della Parola di Dio e delle persone.

Sicuramente San Cataldo ci sosterrà e camminerà con noi.

Omelia Arcivescovo Solennità San Cataldo 2022.08.21