VITA DIOCESANA

A servizio dell’evangelizzazione

L'intervista, apparsa su In Comunione 4/2013, ai responsabili diocesani, Don Emanuele Tupputi ed Antonella Loffredo, del nascente Movimento dei Cursillos di Crisitanità

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‘A servizio dell’evangelizzazione’
 
 
Cari/e lettori/lettrici ‘A servizio dell’evangelizzazione’ è il titolo dell’articolo/intervista che ‘In Comunione’, il mensile dell’Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bissceglie, ha fatto ai responsabile diocesani, don Emanuele Tupputi ed Antonella Loffredo, del nascente Movimento dei Cursillos di Cristianità, in questo ultimo numero di giugno-luglio 2013, e  vuole porre alla vostra attenzione per riflettere su un tema alquanto urgente nella Chiesa qual è la ‘Nuova Evangelizzazione’.
 
Non possiamo negare, come ricordava in una recente intervista S. Ecc. Mons. Rino Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, che ‘la fede impegna nell’oggi che viviamo, per questo non corrispondervi sarebbe ignoranza e paura; a noi cristiani, tuttavia, questo non è consentito. Rimanere rinchiusi nelle nostre chiese potrebbe darci qualche consolazione, ma renderebbe vana la Pentecoste. È tempo di spalancare le porte e ritornare ad annunciare la risurrezione di Cristo di cui siamo testimoni. Se qualcuno oggi vuole riconoscere i cristiani lo deve poter fare per il loro impegno nella fede non per le loro intenzioni. E’ importante, pertanto, che oltre ad approfondire il tema della nuova evangelizzazione si possano individuare alcuni luoghi, oggi particolarmente sensibili, per un’azione pastorale più innovativa‘.
 
L’espressione ‘nuova evangelizzazione’, poi, «mette in luce la consapevolezza sempre più chiara che anche nei Paesi di antica tradizione cristiana si rende necessario un rinnovato annuncio del Vangelo, per ricondurre ad un incontro con Cristo che trasformi veramente la vita e non sia superficiale, segnato dalla routine. E questo ha conseguenze nell’azione pastorale. Come osservava il Servo di Dio Paolo VI, «le condizioni della società ci obbligano a rivedere  i metodi, a cercare con ogni mezzo di studiare come portare all’uomo moderno il messaggio cristiano, nel quale soltanto, egli può trovare la risposta ai suoi interrogativi e la forza per il suo impegno di solidarietà umana» (Discorso al Sacro Collegio dei Cardinali, 22 giugno 1973). Lo stesso Pontefice, nell’Evangelii nuntiandi, un testo ricchissimo che non ha perso nulla della sua attualità, ci ricordava come l’impegno di annunciare il Vangelo «è senza alcun dubbio un servizio reso non solo alla comunità cristiana, ma anche all’umanità» (n. 1). Vorrei incoraggiare l’intera comunità ecclesiale ad essere evangelizzatrice, a non aver paura di ‘uscire’ da sé per annunciare, confidando soprattutto nella presenza misericordiosa di Dio che ci guida. Le tecniche sono certo importanti, ma neppure le più perfette potrebbero sostituire l’azione discreta ma efficace di Colui che è l’agente principale dell’evangelizzazione: lo Spirito Santo (cfr ibid., 75). Occorre lasciarsi condurre da Lui, anche se ci porta su strade nuove; occorre lasciarsi trasformare da Lui perché il nostro annuncio avvenga con la parola sempre accompagnata da semplicità di vita, da spirito di preghiera, da carità verso tutti, specialmente i piccoli e i poveri, da umiltà e distacco da sé, da santità di vita (cfr ibid., 76). Solo così sarà veramente fecondo!» (Papa Francesco, Discorso ai membri del XIII Consiglio Ordinario della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi, giovedì 13 giugno 2013).
 
In sintonia con ciò si collocano le parole del messaggio della giornata mondiale dei giovani di quest’anno, che si sta svolgendo in questi giorni in Brasile, che riprendendo le parole del Beato Giovanni Paolo II ricorda: «’La fede si rafforza donandola’ (cfr. Enc. Redemptoris missio, 2). Annunciando il Vangelo voi stessi crescete nel radicarvi sempre più profondamente in Cristo, diventate cristiani maturi. L’impegno missionario è una dimensione essenziale della fede: non si è veri credenti senza evangelizzare[‘]. L’annuncio di Cristo non passa solamente attraverso le parole, ma deve coinvolgere tutta la vita e tradursi in gesti di amore. L’essere evangelizzatori nasce dall’amore che Cristo ha infuso in noi; il nostro amore, quindi, deve conformarsi sempre di più al suo. Come il buon Samaritano, dobbiamo essere sempre attenti a chi incontriamo, saper ascoltare, comprendere, aiutare, per condurre chi è alla ricerca della verità e del senso della vita alla casa di Dio che è la Chiesa, dove c’è speranza e salvezza (cfr Lc 10,29-37)[‘]’dobbiamo condurre le persone che stiamo evangelizzando a incontrare Cristo vivente, in particolare nella sua Parola e nei Sacramenti: così potranno credere in Lui, conosceranno Dio e vivranno della sua grazia’
Di fronte alle difficoltà della missione di evangelizzare, talvolta sarete tentati di dire come il profeta Geremia: «Ahimè, Signore Dio! Ecco, io non so parlare, perché sono giovane». Ma anche a voi Dio risponde: «Non dire: ‘Sono giovane’. Tu andrai da tutti coloro a cui ti manderò» (Ger 1,6-7). Quando vi sentite inadeguati, incapaci, deboli nell’annunciare e testimoniare la fede, non abbiate timore. L’evangelizzazione non è una nostra iniziativa e non dipende anzitutto dai nostri talenti, ma è una risposta fiduciosa e obbediente alla chiamata di Dio, e perciò si basa non sulla nostra forza, ma sulla sua. Lo ha sperimentato l’apostolo Paolo: «Noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, affinché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi» (2 Cor 4,7).
L’evangelizzazione autentica nasce sempre dalla preghiera ed è sostenuta da essa: dobbiamo prima parlare con Dio per poter parlare di Dio. Nessuno può essere testimone del Vangelo da solo. Gesù ha inviato i suoi discepoli in missione insieme: «fate discepoli» è rivolto al plurale. È dunque sempre come membri della comunità cristiana che noi offriamo la nostra testimonianza, e la nostra missione è resa feconda dalla comunione che viviamo nella Chiesa: dall’unità e dall’amore che abbiamo gli uni per gli altri ci riconosceranno come discepoli di Cristo (cfr Gv 13,35)» (Benedetto XVI, Messaggio per la Giornata mondiale dei giovani 2013).
 
In conclusione affidiamo la nostra vita alla Vergine Maria stella dell’Evangelizzazione, affinchè cammini con noi, guidi i passi di noi cristiani in questi tempi di apprensione e di speranza anche oggi, come al mattino della Pentecoste, ed orienti le nostre scelte di vita, confortaci nell’ora della prova, affinchè, fedeli a Dio e all’uomo, affrontiamo con umile audacia i sentieri misteriosi dell’etere, per recare alla mente ed al cuore di ogni persona l’annuncio gioioso di Cristo Redentore dell’uomo. Ed infine la Vergine Maria ci allontani dal pericolo di essere ‘cristiani tiepidi’ o da salotto e ci aiuti a non dimenticare l’ammonimento forte e pieno di amore pastorale del Papa emerito Benedetto XVI quando dice: «Il cristiano non deve essere tiepido. L’Apocalisse ci dice che questo è il più grande pericolo del cristiano: che non dica di no, ma un sì molto tiepido. Questa tiepidezza proprio discredita il cristianesimo. La fede deve divenire in noi fiamma dell’amore, fiamma che realmente accende il mio essere, diventa grande passione del mio essere, e così accende il prossimo. Questo è il modo dell’evangelizzazione: «Accéndat ardor proximos», che la verità diventi in me carità e la carità accenda come fuoco anche l’altro. Solo in questo accendere l’altro attraverso la fiamma della nostra carità, cresce realmente l’evangelizzazione, la presenza del Vangelo, che non è più solo parola, ma realtà vissuta». (Benedetto XVI, Meditazione tenuta nel corso della prima Congregazione generale della XIII Assemblea generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, 09 ottobre 2012)
 
 
Buona lettura e riflessione a tutti!