FESTA PATRONALE L’OMELIA DELL’ARCIVESCOVO

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Si trasmettono i testi, sia pure non rivisti, dell’omelia dell’Arcivescovo Mons. Giovan Battista Pichierri e il saluto finale dell’Arciprete Mons. Angelo Dipasquale, tenuti domenica 13 luglio 2014, nella Basilica Santa Maria Maggiore, durante la solenne celebrazione eucaristica delle ore 11 all’interno della Festa dei Santi Patroni Maria SS. dello Sterpeto e San Ruggiero.

“Maria è il terreno buono che produce il cento per uno”
Is 55,10-11;Rm8,18-23; Mt 13,1-23

Carissimi, La ricchezza dei testi delle Sacra Scritture di oggi, XV domenica del T.O., per noi solennità della B.V. M dello Sterpeto, ci invita ad entrare nel mistero della “Parola” donata da all’uomo: Parola (= Verbo) che, come il seme gettato dal seminatore /= Verbo incarnato, Gesù Cristo), è destinato a produrre un abbondante frutto.
Il profeta Isaia, sette secoli prima della venuta di Gesù, il divino seminatore, aveva preparato profeticamente questa rivelazione.
“Tu visiti la terra, la disseti, la ricolmi di ricchezza” canta il “salmista” (Sl 64): è tutto un inno alla bontà di Dio che si dona gratuitamente all’uomo, come la pioggia che scende dal cielo. E la terra della nostra anima è in attesa impaziente della rivelazione di Dio e della redenzione di Gesù Cristo nostro Signore.
La parabola del seminatore ci tocca da vicino, come toccò da vicino Maria di Nazareth, nostra madre per volontà di Dio, modello della nostra vita cristiana e della Chiesa. Di lei possiamo ben dire, come dice Gesù nella parabola, è “il terreno buono che ha prodotto il cento per uno”.
Maria, infatti, è creatura umana come noi, nata da Gioacchino ed Anna prodigiosamente e senza il peccato originale. Il suo “cuore” immacolato ha accolto il Verbo eterno, la Parola, ed è diventata “Madre di Dio”. “Ecce ancilla Domini”.
“Fiat mihi secundum Verbum Tuum” sono gli atteggiamenti interiori di Maria dinanzi Dio che si manifesta attraverso l’arcangelo San Gabriele, chiedendole di permettergli di diventare “sua madre”. E Maria risponde come abbiamo evidenziato ponendosi in atteggiamento di “umiltà” e di “obbedienza”.
“Et Verbum caro factum est” (Gv 1, 14): è l’operazione dello Spirito Santo che la rende “Madre di Gesù Cristo” e “madre nostra” per volontà del Figlio espressa dall’alto della Croce.
Celebrare la festa di Maria santissima nella varietà dei titoli che a Lei attribuisce la Chiesa, per noi barlettani nel bel titolo dello “Sterpeto” significa ritrovarci, tutti noi suoi figli, nei suoi atteggiamenti interiori, cioè nell’umiltà e nell’obbedienza a Dio che ci ha donato innanzitutto il “seme” della vita terrena e poi il “seme” della vita eterna nel battesimo, destinato a fiorire e a portare “frutto” di vita eterna. Con l’Incarnazione del Verbo, infatti, anche noi, battezzati dal sangue preziosissimo di Gesù crocifisso per la nostra salvezza e animati dallo Spirito Santo nella Cresima, come anche nutriti dal “corpo e sangue” di Gesù nella Comunione eucaristica, siamo diventati come “Maria” santi e immacolati al cospetto di Dio, capaci di essere il corpo mistico di Cristo, la Chiesa, che continua ad operare nel tempo e nello spazio, cioè nella storia e nella società di ogni tempo.
Come Maria e con Maria dobbiamo accogliere Gesù nostro salvatore e con il dono dello Spirito, che ci dà la forza e l’amore, dobbiamo portarlo a tutti seminando sua parola del Regno, testimoniandola con le opere della carità della, giustizia, della riconciliazione, della tenerezza, della pace.
La Madonna dello Sterpeto, amata da tutti i Barlettani, ci invita oggi a rinnovare la nostra adesione a Gesù Cristo e alla Chiesa: ad essere Chiesa, mistero di comunione e di missione.
Il sinodo diocesano che stiamo vivendo è un dono dello Spirito Santo che ci apre alla comunione e alla missione. Alla comunione che è come un “seme” sparso nei cuori di ciascuno di noi. Se il nostro cuore è duro e battuto come la strada, la Parola sarà portata via: ci ritroveremo più chiusi ed egoisti, perché abbiamo rifiutato la comunione con Dio. Se il nostro cuore è superficiale, la Parola non potrà radicarsi: ci ritroveremo più sol, perché non abbiamo dato spazio alla presenza del Signore. Se il nostro cuore è assillato da preoccupazioni di successo o di benessere, la Parola non potrà crescere: la vera gioia ci resterà preclusa, soffocata da illusioni e miraggi.
Il sinodo diocesano ci apre alla missione, cioè ad essere come Gesù ci vuole “luce del mondo”, “sale della terra”, “fermento di unità e di amore”.
Beati noi, se vorremo offrire a Dio un cuore disponibile all’ascolto e all’obbedienza così come ha fatto la nostra Madre Maria?
Verrà allora il Figlio, Parola vivente, e crescerà in noi prendendo corpo nella nostra vita, nelle nostre relazioni, nelle nostre molteplici vicende. Quel chicco di grano che è morto per portare molto frutto (Gv 12) potrà condurci a dare fino al cento, fino a poter affermare con Paolo: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita che vivo nella carne, io la vivo nelle fede del Figlio di Dio” (Gal 2,20).
Chiediamo alla Madonna dello Sterpeto e all’intercessione di S. Ruggero vescovo di aiutarci ad elevare con sincerità e efficacia questa preghiera al Signore: “Gesù, divino Seminatore, vieni a compiere il tuo lavoro nel campo che siamo noi. Prepara il terreno, librandolo dai rovi e dai sassi, ara con solchi profondi la dura terra, sarchia, spiana le zolle e poi, attraversando il campo a lunghi passi, con gesto grandioso, gettavi dentro il seme a spaglio con le tue larghe mani.
Gesù, divino Seminatore e seme di vita eterna, vieni, in questa ora di grazie, che è il sinodo diocesano, a seminare nei nostri cuori la tua Parola, te stesso, e a farci germogliare, fiorire e fruttificare nella chiesa pellegrina sul terra per i granai del Cielo”. Amen

+ Giovan Battista Pichierri – Arcivescovo