Venite alla Festa

Traccia di riflessione al Convegno ecclesiale diocesano, dal 25 al 27 settembre 2000

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 L’anno liturgico è un autentico itinerario di formazione, di catechesi, di crescita nella fede, nella speranza e nella carità. Esso diventa allora metafora del tempo che Dio trascorre alla nostra ricerca e del tempo che noi impegniamo alla ricerca di Lui. Rivelazione suprema di questa ricerca amorosa dell’uomo da parte di Dio è il mistero pasquale della passione-morte-risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo. La Pasqua viene così in primo piano nella vita cristiana come la più grande solennità, richiamata settimanalmente dalla domenica. I singoli discepoli e le comunità cristiane, conquistati da tanto amore, mossi dallo Spirito Santo, sono posti in grado di vivere in un modo divino e non possono allora far altrimenti che vivere e operare alla “maniera di Dio”. La prassi cristiana, personale e comunitaria, diviene allora teoprassi, vita e azione sullo stile di Dio, così come questi è divenuto visibilmente uomo in Gesù. Ne scaturisce che la comunione, il servizio e la carità accompagnano in maniera caratteristica la coscienza di essere redenti. Amare ed essere con gli uomini alla maniera di Dio è il segno inconfutabile che si è radicati in Dio. L’amore è l’autenticazione di ogni azione liturgica. È questo il senso di quanto precisa il Concilio Vaticano II: “La liturgia non esaurisce tutta l’azione della chiesa; nondimeno la liturgia è il culmine verso cui tende l’azione della chiesa e, insieme, la fonte da cui promana tutta la sua virtù” (SC 9-10). È il principio che deve pilotare tutta l’azione pastorale della chiesa e l’impegno spirituale dei singoli credenti.